Operatori della croce rossa e volontari della parrocchia di Castellamonte, l'altra mattina, hanno accompagnato in frazione Spineto gli ventiquattro migranti arrivati in Canavese dopo essere scampati alle tragedia del mare che, da giorni, accompagnato con drammatica regolarità gli sbarchi sulle coste italiane. Arrivano da Camerun, Ghana e Nigeria. Se ne occuperà la parrocchia che, insieme alla diocesi di Ivrea, ha dato vita a un vero e proprio progetto di assistenza per i migranti a Spineto, in una villetta messa a disposizione da un privato. Dal momento che gli sbarchi non accennano a diminuire è probabile che i 24 dell’altra mattina siano solo i primi a trovare casa in Canavese. In un territorio che, compresa Ivrea e l’eporediese, già ospita qualcosa come 650 migranti.
Oltre a Castellamonte, alcune famiglie di profughi hanno già trovato ospitalità in altre strutture della diocesi in valle Sacra, sempre tramite il coordinamento della diocesi di Ivrea. Non mancano le perplessità. «Il vero problema è che queste decisioni vengono prese altrove, senza coinvolgere il Comune – dice l’assessore alle politiche sociali Nella Falletti – dell’arrivo di questi 24 ragazzi, ad esempio, non sono stati avvisati nemmeno i carabinieri. Questo non aiuta una percezione positiva». Era già successo due mesi fa, a Montalenghe, con l'arrivo di una trentina di donne nigeriane: nemmeno il Comune era stato avvisato in anticipo.
«Preso atto che si tratta di un fenomeno che non possiamo governare, abbiamo il dovere di dare a questi ragazzi la possibilità di fare qualcosa per la comunità che li ospita», annuncia il vicesindaco Giovanni Maddio. A breve il Comune stipulerà attraverso le cooperative che gestiscono i profughi una convenzione con la prefettura di Torino per dare la possibilità ai migranti, in qualità di volontari (quindi gratis), di occuparsi di lavori di pubblica utilità come la manutenzione del verde.