Sarà il consulente Pietro Benedetti di Brescia ad occuparsi della perizia balistica sull’omicidio di Montalenghe, avvenuto il 30 settembre dell’anno scorso. In una villetta, venne ucciso con un colpo di pistola Gabriele Raimondi, un uomo di San Giusto Canavese, che stava effettuando delle manutenzioni nella casa di Grado Di Glaudi, capo della comunità sinti del Canavese. Gli autori dell’agguato, Antonio e Matteo De Meo, di Cossano Canavese, risposero con le armi ad una faida tra due famiglie della zona.
Alla base dello screzio un presunto ricatto di Antonio De Meo ai danni di Robertino Riviera, figlio di Grado Di Glaudi. «Dammi 50 mila euro o non potrò proteggerti da chi mette in pericolo la tua vita», pare che Antonio De Meo disse a Riviera una sera in cui si incontrarono. In realtà non era vera niente. Quella finta proposta di protezione fece scattare le rappresaglie dall'una e dall'altra parte. A colpi d'arma da fuoco e agguati stradali. Fino al 30 settembre, quando nella villetta di Montalenghe di Grado Di Glaudi si consumò l'omicidio.
Raimondi, però, con gli scontri tra le due famiglie non c’entrava niente: fu ucciso perché si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. Colpito da un proiettile morì in ospedale. In quella circostanza un carabiniere del nucleo operativo di Ivrea, che si trovava nella villetta per effettuare alcuni rilievi relativi alla sparatoria della notte precedente, fu ferito di striscio. Il conferimento della perizia, che servirà a chiarire chi dei due ha sparato la sera dell’agguato di Montalenghe, sarà formalizzato nella prossima udienza già fissata dal giudice Marianna Tiseo, per il 29 novembre.