Assolti per non aver commesso il fatto. Così, con una sentenza emessa lo scorso 19 aprile, la Suprema Corte di Cassazione ha sottolineato la correttezza dell'operato giornalistico di Santo Zaccaria e Mauro Giubellini, all'epoca dei fatti cronista di nera e direttore responsabile del settimanale di informazione locale Il Canavese - Sole delle Alpi, relativamente ad un'inchiesta legata ad un presunto abuso edilizio commesso nel piccolo Comune di Pertusio, in provincia di Torino.
«Sono stati necessari sei anni e tre gradi di giudizio per dimostrare che il contenuto degli articoli incriminati era veritiero ed espresso nei limiti della pertinenza e della continenza e, soprattutto era di pubblico interesse - commenta Mauro Giubellini, che da direttore responsabile ne acconsentì la pubblicazione - siamo sempre stati determinati nello spiegare che la notizia pubblicata era veritiera e che sussisteva un interesse pubblico alla conoscenza dei fatti. Il diritto di cronaca, infatti, giustifica anche intromissioni nella sfera privata laddove la notizia riportata possa contribuire alla formazione di una pubblica opinione su fatti oggettivamente rilevanti. Sono convinto che l'inchiesta incriminata sia stata pubblicata con una assoluta correttezza nell'esposizione dei fatti e nei giusti limiti della più serena obiettività».
E l'intromissione nella sfera privata e professionale, nonché il diniego del presunto abuso sono stati i motivi che hanno spinto l'architetto Maria Teresa Noto ed il marito Claudio Sarri a querelare i giornalisti. «Abbiamo compreso che la dottoressa Noto, stimato funzionario pubblico in forza al Comune di Cuorgnè, e unico Dirigente con competenze nel settore tecnico, si sia risentita dei nostri articoli - sintetizza Santo Zaccaria - ma li ho scritti su prove documentali, citando fonti accertabili e perizie tecniche. Siamo arrivati alla vittoria in Cassazione grazie alla certosina e testarda determinazione dell’avvocato Danilo Pastore».
Giubellini e Zaccaria hanno affrontato il lungo iter giudiziario senza l'appoggio economico dell'editore. «In caso di condanna avremmo dovuto far fronte al risarcimento con risorse nostre - spiega Giubellini - Per fortuna l'avvocato Pastore ha compreso e preso a cuore la situazione e ne ha fatto una battaglia di principio in difesa di un bene comune, mantenendo sempre la schiena dritta nonostante le iniziali sentenze sfavorevoli».