Uno spiraglio per la Sandretto di Pont Canavese? Ieri in Regione l'azienda si è detta disponibile a ritirare la procedura di liquidazione dell'azienda, salvando lo stabilimento. Un vero e proprio colpo di scena: era stata l'azienda, una settimana fa, a dichiarare l'impossibilità di continuare a produrre presse in Canavese. I rappresentanti Sandretto hanno annunciato la volontà di riprendere l’assemblaggio delle tredici presse già in corso di costruzione, di procedere a investimenti e di chiedere il prolungamento della cassa integrazione straordinaria che è in scadenza a metà settembre.
«Bene l'intenzione di procedere con il confronto tra le parti - dice Fabrizio Bellino, segretario della Fiom-Cgil del Canavese - ma abbiamo chiesto precisi impegni all'azienda in vista del prossimo incontro di lunedì. Altrimenti non se ne farà nulla». Enti locali e sindacati, insomma, sono un po' scettici di fronte al repentino (quanto inaspettato) dietrofront della proprietà Sandretto. I lavoratori in presidio, ad esempio, hanno denunciato di aver assistito nei giorni scorsi alla vendita e alla rimozione di alcuni macchinari dallo stabilimento di Pont. «Macchinari indispensabili per continuare il processo produttivo - dice Bellino - se non otterremo garanzie anche su quelli sarà inutile sedersi al prossimo tavolo di lunedì».
Per questo motivo il sindacato ha posto delle condizioni che dovranno essere rispettate se, effettivamente, l'azienda vuole arrivare all’approvazione del nuovo piano industriale. Il dietro-front clamoroso della Sandretto arriva a 24 ore dalla marcia per il lavoro che, mercoledì sera, ha visto oltre 300 persone manifestare da Cuorgnè a Pont in difesa della storica azienda di presse. Sono 127 i posti di lavoro in bilico. Alla Regione, ai sindaci e ai sindacati, però, non è sfuggito che l'eventuale chiusura della Sandretto sarebbe innanzittuto un durissimo colpo all'economia dell'alto Canavese.