Oggi, 25 aprile, noi festeggiamo la vittoria delle bande. Abbiamo un lungo elenco di eroi partigiani, perché abbiamo avuto una lunga Resistenza. E possiamo dire: «Infelici quei popoli che, avendo una dittatura, non hanno anche una Resistenza». Magari avranno diserzioni, tradimenti, congiure, attentati, ma le congiure dei comandi militari, gli attentati alla vita del dittatore, le bombe alle sue riunioni, sono atti eroici, molto eroici, però non sono azioni del popolo, sono sempre azioni del vertice.
Man mano che cresceva la Resistenza al fascismo e che cresceva la repressione fascista, si faceva chiaro un concetto: una parte avrebbe vinto e l’altra avrebbe perso. La parte perdente non combatteva più per la vittoria: combatteva per la vendetta. Il suo motto era: «Morire come lupi». È questo che rende impossibile oggi onorare ambedue le parti. Aver pietà per i morti dell’altra parte è umano ed è cristiano, ma il tributo d’onore è un’altra cosa.Da una parte è venuta l’Italia in cui viviamo, che avrà mille difetti ma li possiamo denunciare e combattere, dall’altra sarebbe venuta un’Italia in prosecuzione di quella che moriva, che avrebbe continuato a far vivere i suoi cittadini in attuazione della volontà di un uomo o di una oligarchia o di una dottrina. Controllato da quella volontà, tu dovevi essere fascista, non potevi essere marxista, non potevi essere liberale, non potevi essere cristiano...
È questa la differenza. Ed è una differenza che sta nella Costituzione. Il che significa che il risultato più grande e più duraturo della Resistenza è la Costituzione che abbiamo.