Sala gremita, ad Alice Superiore, per l'incontro con don Ciotti promosso dall'associazione Mastropietro di Gigio Costanza e dal presidio Libera di Cuorgnè. Tante persone hanno ascoltato l'intervento del fondatore del gruppo Abele che è tornato sulle minacce di Totò Riina e sulla situazione del Canavese. Si è parlato di legalità, ambiente e stato sociale. Temi da sempre molto cari al sacerdote, recentemente minacciato di morte dall'ex numero 1 di Cosa Nostra.
«Sono venuto qui in Valchiusella già un mese e devo dire che si mangia bene - ha esordito don Ciotti strappando il primo applauso - questo è un territorio meraviglioso che dobbiamo saper sostenere. In questi anni abbiamo scoperto presenze mafiose qui come altrove. La sensazione è che ci sia ben altro sotto la crosta. Qualcosa è emerso ma il cammino è solo all'inizio». Don Ciotti è tornato sui recenti fatti di cronaca: le minacce di morte a Pasquale Mazza in quel di Castellamonte, ma anche gli atti intimidatori a Feletto e i proiettili al sindaco e al comandante dei vigili urbani di Cuorgnè. «Le minacce agli amministratori sono segnali che non vanno sottovalutati».
E ancora: «Il problema non è (solo) la mafia. Siamo noi cittadini. Riina ha lanciato due minacce di morte. Al giudice di Matteo e a una persona piccola come me. È il noi che vince. Bisogna unire le forze. La politica deve fare la propria parte ma tutti i cittadini devono farlo prima. Si parla poco di legalità nel nostro paese. Oggi non si riesce ad avere una legge completa sulla corruzione pubblica che, con la mafia, è la faccia della stessa medaglia. Abbiamo tutti delle responsabilità. Molte verità passeggiano nei nostri paesi. Facciamoci delle domande su certi personaggi. Serve coraggio. Non è un problema solo di chi fa il male ma dei tanti che vedono e non fanno nulla».
Poi un toccante passaggio sulla libertà: «E' la massima espressione della dignità umana. Dio l'ha voluta per tutte le persone. Il cristiano ha il dovere di difenderla per tutte le persone. Non dimentichiamo chi ha lottato per consegnarci la liberta, la democrazia e la costituzione. Le resistenze di ieri sono quelle di oggi. Un esempio? Sono 200 anni che si parla di cosa nostra. Un secolo che si parla di 'ndrangheta. Questa è una storia chen viene da lontano. Se fosse solo un problema criminale sarebbero bastati i sacrifici dei magistrati e delle forze dell'ordine».