«La cessione del ramo d'azienda è assurda - ha attaccato il consigliere Danilo Armanni che è anche uno dei genitori dei bimbi che frequentano l'asilo comunale - oltre al fatto che restano molti dubbi sulla possibilità giuridica di procedere in tal senso, questa amministrazione non ha convocato la conferenza dei capigruppo, non ha informato la commissione di gestione e ha coinvolto genitori e maestre in ritardo. La giunta ha interpellato i sindacati solo perchè obbligata».
E ancora: «Il servizio funziona e funziona bene da oltre 30 anni. E' sempre stato pagato con le tasse dei cuorgnatesi. Non capiamo perchè dismettere un servizio che funziona. Coi tempi che corrono passare dal pubblico al privato non è una bella cosa. Per noi è aberrante e non accettabile affrontare questo argomento solo in termini di profitto. Le maestre sono state trattate come pezze da piedi. Per fortuna i sindacati hanno capito la situazione. Per quanto ci riguarda non c'è margine per le trattative». Armanni ha anche fatto presente che se ogni anno il Comune "perde" quasi 150 mila euro nella gestione del nido (anche se all'opposizione il rosso risulta non superiore ai 101 mila euro annui) sarà difficile trovare un privato che ci guadagni gestendo il servizio. A meno che non subentrino altre condizioni.
Anche l'ex sindaco Giancarlo Vacca Cavalot si è detto contrario alla privatizzazione del nido. «Spiace che i sacrifici del passato non vengano considerati. Privatizzare un servizio così importante per la città non è piacevole, lascia l'amaro in bocca perché è sempre stato servizio apprezzato. Da tutti. Da genitori e non solo. Siamo ovviamente preoccupati dal trattamento riservato al personale oltre che dal punto di vista giuridico. L'amministrazione ha un piano finanziario? Perchè se integra gli stipendi, se integra le rette delle fasce disagiate, se liquida il tfr ai dipendenti, io fatico a vedere anche la convenienza economica di questa operazione. Siamo contrari».
Risposta affidata all'assessore Beppe Costanzo. «C'è un tavolo con i sindacati proprio per tutelare le lavoratrici. In esecuzione di quanto pattuito con la corte dei conti stiamo valutando la cessione del ramo d'azienda. Il servizio funziona bene ma c'è una perdita di gestione di 141891 euro all'anno. 6000 euro di perdita a bambino. E' questa la motivazione. Dobbiamo ridurre le spese. E magari ampliare il servizio». Anche il sindaco Pezzetto ha cercato di gettare acqua sul fuoco: «Siamo solo a livello di ipotesi. Dobbiamo cercare di coniugare economia, implementazioni del servizio e tutela dei dipendenti. Altrimenti questa cosa non andrà da nessuna parte».