Con l’introduzione delle nuove norme sugli ammortizzatori sociali si sono semplificate le causali, purtroppo è invece stata eliminata la causale per cessata attività. Rispetto a quest’ultima se è vero che negli anni è stata utilizzata per periodi a volte molto lunghi, (ma si trattava di salvaguardare dei lavoratori), è altrettanto vero che la nuova normativa ha eliminato quasi completamente anche la possibilità per molte aziende di riprendere, anche parzialmente, l’attività produttiva, attraverso l’uso della cassa e la cessione della proprietà.
"Nel nuovo quadro normativo sugli ammortizzatori sociali abbiamo una “scure” che potrebbe abbattersi su migliaia di lavoratori e centinaia di aziende ed è “settembre 2017” (massimo settembre 2018, per chi ha utilizzato 24 mesi di CDS) - dice Claudio Chiarle segretario della Fim-Cisl Torino e Canavese - l'esaurimento degli ammortizzatori sociali potrebbe portare all’unica soluzione del licenziamento. Una riduzione della durata massima di utilizzo degli ammortizzatori sociali, in un periodo in cui non si è ancora fuori dalla crisi (come dimostrano i dati) potrebbe creare un grave problema “sociale”. Se a questo si aggiunge il fatto che, ancora una volta, le politiche attive legate agli ammortizzatori sociali sono rimaste lettera morta, non possiamo più aspettare oltre per iniziare a ragionare su cosa succederà dopo l’estate 2017".
I numeri sono enormi: "Avremmo quindi 47435 lavoratori coinvolti dagli ammortizzatori sociali (escludendo i CdS) (a fronte dei 44655 dei primi sette mesi del 2105) circa il 40% della platea dei metalmeccanici della provincia di Torino. A cui però, come dicevo, vanno aggiunti, almeno parzialmente, le cig straordinarie del 2015 e la mobilità per cui almeno altri 5000 lavoratori". Secondo il sindacato c'è un “flusso” di circa 15 mila lavoratori che nel biennio 2016/2017 hanno il posto di lavoro a rischio se non intervengono altri ammortizzatori sociali. Senza contare le aziende che sono vicine al fallimento.
"Dobbiamo passare dal sostegno al reddito che è una politica utile ai partiti per prendere voti ad una politica per creare occupazione utile ai lavoratori e al territorio - aggiunge Chiarle - non basta però dare soldi al “cerchio magico” dei soliti “noti” imprenditori bisogna pensare a quali settori industriali fare crescere e mirare gli investimenti da parte delle Istituzioni".