BRANDIZZO - Le luci si spengono, le serrande si abbassano per l’ultima volta, le attività logistiche si fermano e arriva l’ennesima mazzata sull’economia di una cittadina e del suo territorio. Potrebbe succedere a Brandizzo dove Decathlon si prepara alla chiusura del polo logistico.
La notizia della chiusura dello stabilimento, prevista tra un anno (a marzo 2025), è arrivata nelle scorse ore ed è una doccia ghiacciata in questo scorcio di primavera già freddo di suo per il futuro dei 125 dipendenti del polo. Sarebbero stati informati della serrata solo ieri, lunedì 22 aprile, in un'assemblea convocata dall’azienda. I sindacati si sono immediatamente schierati al fianco dei lavoratori: magazzinieri, molti dei quali con età media di 35 anni e contratti part time, che arrivano da diversi centri di tutto il Canavese.
E’ previsto un incontro il prossimo 8 maggio nel corso del quale le maestranze sindacali chiederanno ai vertici del colosso imprenditoriale francese di ricollocare i lavoratori nei vari punti vendita della provincia, senza procedere a licenziamenti o ricorrere agli ammortizzatori sociali. Il polo logistico Decathlon di Brandizzo era stato aperto nel 2016 e attualmente rifornisce 25 negozi del nord Italia, soprattutto punti vendita in provincia di Torino, ma anche in Liguria e nel resto del Piemonte.
«La chiusura del polo logistico della Decathlon a Brandizzo dimostra che il Piemonte favoloso raccontato da Cirio e Chiorino è ben diverso dal Piemonte reale vissuto ogni giorno dai lavoratori e dai cittadini», dicono in merito Alberto Avetta e Gianna Pentenero del Pd. «La vicenda Decathlon, con 125 posti di lavoro a rischio, è un ulteriore sfregio ad un territorio, il Canavese e il Chivassese, in sofferenza da anni a causa dell’avanzare dei processi di deindustrializzazione. Abbiamo di fronte due storie completamente diverse: quella raccontata da Cirio e Chiorino che con toni trionfalistici delineano uno scenario positivo, e quella raccontata dai sindacati, una storia di aziende multinazionali-che atterrano come astronavi e poi dopo un po’ ripartono senza alcun senso di responsabilità verso i territori».