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BRANDIZZO - Un anno esatto dalla strage del treno alla stazione di Brandizzo, dove persero la vita cinque operai: Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Aversa e Giuseppe Saverio Lombardo. Questa mattina, davanti al monumento vicino alla stazione ferroviaria, si è svolta la commemorazione di quel tremendo incidente sul lavoro.

«Il 30 agosto del 2023 quella drammatica strage sui binari ha strappato alle famiglie cinque vittime del dovere - spiegano dalla Filca-Cisl Torino - si tratta di un monito ancora attuale per tutti noi, per spronarci a fare sempre di più per garantire la salute e la sicurezza di chi lavora nei cantieri edili. La sicurezza si garantisce attraverso tre azioni: la formazione e la prevenzione; l'utilizzo di strumenti tecnologici; una grande campagna sulla cultura della sicurezza». Parole condivise dalla Cgil di Torino: «Ad un anno dalla strage di Brandizzo rimane alta l'attenzione nei confronti di Rfi e continua la vertenza per garantire maggiore sicurezza nelle attività di manutenzioni ordinarie e straordinarie della rete ferroviaria sia per le lavorazioni in appalto che quelle interne, per una migliore organizzazione e articolazione del lavoro, più attenta ai ritmi di lavoro, per una maggiore qualificazione delle ditte in appalto».

Chiara Appendino, deputata e vicepresidente nazionale M5s, e Sarah Disabato, capogruppo e coordinatrice regionale M5s Piemonte: «Ad un anno di distanza dalla tragedia, sembra essere cambiato ancora troppo poco in materia di sicurezza sul lavoro. Mancano i controlli e, soprattutto, una cultura generale della sicurezza. Le istituzioni, a tutti i livelli, devono fare la propria parte, aumentando ad esempio il numero degli ispettori del lavoro e quindi dei controlli, ma anche insegnando ai nostri ragazzi, fin dall'età scolare, l'importanza della cultura della sicurezza sul lavoro e il rispetto della vita umana».

Anche il Partito Democratico è vicino al dolore delle famiglie delle vittime: «Nel ripensare a Brandizzo constatiamo che, non solo Rfi, ma anche altri importanti gruppi del nostro Paese, continuano ad esternalizzare le proprie attività di manutenzione che richiederebbero una qualificazione adeguata, proprio al fine di garantire la sicurezza dei lavoratori. È necessario dare risposte. Porre fine alla catena degli appalti e subappalti che, nel passaggio da un anello all'altro, allenta responsabilità e prevenzione. Ridurre la precarietà del lavoro, perché chi opera su un posto di lavoro, abbia il tempo e la possibilità di conoscerne i rischi ed essere adeguatamente formato. Attivare un sistema vero di controlli e sanzioni, che non può limitarsi a una patente a crediti che, al di là degli annunci, si è tradotta in poco più di un adempimento burocratico aggiuntivo», spiegano dalla segreteria nazionale del partito.