Rinvio a giudizio per i sedici indagati nel giro di mazzette scoperto dalla guardia di finanza, l’anno scorso, nelle camere mortuarie degli ospedali di Ivrea e Cuorgnè. Lo ha deciso il gup del tribunale eporediese che ha accolto la richiesta del procuratore Giuseppe Ferrando. Andranno tutti a processo i dipendenti dell’Asl e i titolari di diverse agenzie di pompe funebri del Canavese.
 
Le accuse, a vario titolo, sono di corruzione, truffa e favoreggiamento. A far scattare gli accertamenti è stato un impresario della zona che ha notato uno strano giro di denaro tra colleghi e infermieri. E’ toccato poi alla guardia di finanza di Ivrea, con appostamenti e video, raccogliere prove sufficienti per dimostrare il giro di mazzette. I finanzieri hanno messo in luce la consuetudine di alcune imprese di allungare 50 e 100 euro agli operatori dell’Asl. Dagli obitori, secondo la procura, sarebbero partite specifiche indicazioni ai familiari delle persone decedute, circa le imprese a cui rivolgersi per ottenere un buon servizio funebre per il caro estinto. In alcuni casi, inoltre, la vestizione delle salme da parte dei sanitari veniva curata con maggiore attenzione se accompagnata da somme di denaro elargite dall’impresa incaricata del servizio funebre. 
 
Dagli accertamenti, però, solo in un caso un dipendente dell'Asl avrebbe anche indirizzato i famigliari di un defunto a servirsi di una ben precisa agenzia di pompe funebri. L’azienda sanitaria si è costituita parte civile. Gli imputati sono Mauro Colmuto, Gianni Biolatti, Daniela Capelli e Gianpiero De Filippi, tutti dipendenti dell’Asl in servizio nelle camere mortuarie di Ivrea e Cuorgnè. Poi ci sono gli imprenditori: Giuseppe Pavese, Paola e Giovanni Battista Allera, Mauro Ceregati, Piero Florian, Marco Regis, Giuseppe Sanapo, Stefano Spinucci, Claudio Brunetto, Roberto Giglio Tos, Lauretta Schiumsky. L’unica imputata per favoreggiamento personale è Aldisia Trione, 74 anni.