IVREA - Grave lutto per la XII Delegazione Canavesana del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino: è mancato Aldo Forlino, pochi mesi dopo la sua amata consorte Carla. Socio emerito, con 44 anni di attività, non più attivo per raggiunti limiti d’età (era nato a Torino il 4 dicembre del 1943) ma sempre vicino al sodalizio, personaggio di rilievo nel mondo della montagna piemontese, autore di guide dei percorsi nelle nostre montagne e delle bellezze naturali del nostro territorio e di libri autobiografici di grande impatto emozionale. Personaggio eclettico, che di primo acchito pareva scontroso e quasi ostile ma che, quando si entrava in confidenza, rivelava una profonda sensibilità ed uno spirito arguto che manifestava con battute ed osservazioni spassose, sempre rigorosamente in piemontese, ma, ancor meglio, nelle sue poesie, che componeva di getto nelle più disparate occasioni e nelle forme sempre attinenti all’argomento interessato.

Socio storico del Club Alpino Italiano, nella sottosezione Geat di Torino, a cui ha dedicato un bellissimo libro, vantava un curriculum alpinistico di tutto rispetto, che interessava l’intero arco alpino, le vette maggiori sia della vicina Valle d'Aosta che quelle a lui più familiari della valle di Susa, sia alle lontane Dolomiti, con salite classiche di notevole difficoltà, senza però disdegnare le più “facii” vie ferrate; coltivava di queste imprese una cronaca puntuale e dettagliata e non lesinava, a chi gliene facesse richiesta, descrizioni e consigli per affrontare le salite scelte, racconti sempre corredati dalla sua ironia e da aneddoti di cui era stato protagonista o lo era stato qualche suo prestigioso amico compagno di cordata. La sua passione per la bicicletta (la becana, come la chiamava lui) era seconda solo alla montagna ed anche qui vantava una tale quantità di gite, preferibilmente salite, da comporre un intero libro sull’argomento.

Un’altra grande passione era la fotografia, anche qui coltivata con puntiglio e passione e dalle sue fotografie emergeva la sua sensibilità, la capacità di cogliere i momenti, le luci, le espressioni e ne faceva spesso omaggio ai suoi soggetti; le sue diapositive e le successive foto digitali (tecnologia accettata con qualche remora e mugugno da Aldo) sono rigorosamente classificate e sono state anche oggetto di proiezioni a tema. La sua carriera letteraria è cominciata all’inizio degli anni 80, quando iniziò la collaborazione con la “Rivista della montagna”, periodico edito dal Centro di Documentazione Alpina di Torino, curando la descrizione di alcuni percorsi escusionistici e sci alpinistici delle nostre montagne, autentico precursore di un filone molto seguito successivamente dall’editore. 

L’amministrazione della Comunità Montana Dora Baltea Canavesana, venuta a conoscenza di questo patrimonio estremamente utile per la fruizione rispettosa del proprio territorio, propose ad Aldo la pubblicazione dei percorsi in un volume interamente a ciò dedicato; così, con il suo amico Luigi Giachetto, coautore di alcuni percorsi e curatore della parte scientifica dell’opera, e con l’editore Baietto di Torino, pubblicò il volumetto, che andò letteralmente a ruba, tanto che fu ripubblicato in seconda edizione, stavolta anche con la collaborazione di Francesco Cena ed edito dal Centro di Documentazione Alpina. Visto il successo di quest’opera, Aldo, Luigi e Francesco pubblicarono in seguito una guida analoga della Valchiusella, anche questa di grande successo. Il grande pregio di questi scritti consisteva, oltre all’estrema precisione della decrizione, anche nel successivo tracciamento dell’itinerario, che forniva all’escursionista la certezza di non smarrirsi; le opere poi erano corredate da notizie geologiche, meteorologiche, antropologiche, con continui inviti alla prudenza ed al rispetto di territori montani visitati.

Le altre fatiche letterarie non erano ancora pubblicate, si trattava di gustose poesie in piemontese, che parlavano di gite e di occasioni di festa ma anche di lutti: estremamente toccanti i versi dedicati ad un giovane caduto in montagna nell’alta Val Soana e quelli scritti in occasione della morte di Sauro Malaspina, collega del Soccorso Alpino caduto in montagna, sulle Ande; un’attenzione particolare la dedicò al suo professor Mauro Salizzoni, in occasione della corsa in montagna Ivrea Mombarone del 20 settembre 2009; il chirurgo gli aveva trapiantato il fegato pochi mesi prima ed Aldo gli esprimeva così la sua gratitudine. La cosa veramente notevole di queste poesie è che sono tutte scritte a mano ed in corsivo, con precisione e leggibilità eccezionali, ben sapendo la difficoltà della grafia della lingua piemontese.

Queste poesie e molte altre furono pubblicate nel volume “Mezzo secolo con la Geat”, edito in autonomia ed in collaborazione con il grafico Riccardo Gallo Pecca, libro che seguiva il volumetto ecursionistico/fotografico “Massi erratici, marmitte e laghi morenici, sulle tracce dell’antico ghiacciaio balteo” edito nel 2013 da Bolognino di Ivrea. L’opera più emblematica della sensibilità di Aldo è “Una pietra d’inciampo”, anche questa edita in autonomia con Gallo Pecca nel 2018, che racconta al padre, deportato nel campo di concentramento di Mauthausen nel 1944 e morto a Linz nel 1945, la sua vita, le sue imprese alpinistiche, le sue passioni, l’abbandono di Torino per il matrimonio, l’amore per Carla e la nascita di Enrico, i pellegrinaggi nei luoghi della sofferenza, il “suo” Coro La Rupe che ha sempre seguito ed ammirato ed, in ultimo, la posa della pietra d’inciampo, simbolo di chi fu deportato, nel luogo in cui visse, in via Spontini 26 a Torino.

«Ci ha lasciati una persona che con discrezione ha sempre collaborato alla coesione ed all’amicizia, senza protagonismi di maniera ma la cui presenza era sempre importante e della quale sarà difficile fare a meno», fanno sapere dal soccorso alpino.