GASSINO - Una folla immensa, questa mattina, nonostante la pioggia, allo stadio «Valentino Bertolini» di Gassino per l'ultimo saluto ad Andrea Vincenzi, il 12enne di Castiglione Torinese deceduto dieci giorni fa all'ospedale Regina Margherita di Torino dopo essere stato visitato tre volte e poi dimesso, nel giro di due giorni, all'ospedale di Chivasso. Sulla bara bianca è stata poggiata la maglia da portiere del Torino Calcio con il numero e il nome del 12enne.
«La vita è bella perché non sappiamo mai dove va, come un pallone. Imprevedibile nei momenti belli e in quelli meno belli - ha detto il parroco don Martino - quando un ragazzo corre in un campo di calcio con i suoi compagni e con gli adulti che lo incoraggiano, i suoi occhi cercano sempre i genitori. Quello sguardo è quello che possiamo incrociare sempre se cerchiamo il Signore che è sempre con noi. Se facciamo lo sforzo di alzare lo sguardo allora tutta questa partita della vita avrà un senso e non si chiuderà sul campo, orientandosi in alto. Chiediamo ad Andrea che ci aiuti a vivere come lui ha fatto in questi dodici anni. Nella piena bellezza della vita, strana e imprevedibile, con gli amici e i compagni, gli adulti e l'orizzonte in Dio».
Al termine della funzione un lungo applauso e il lancio di palloncini bianchi ha fatto da contorno all'uscita del feretro dal campo di calcio. I funerali si sono tenuto nello stadio che il giovane era solito frequentare in quanto calciatore delle giovanili della società Gassino-San Raffaele. Figlio unico, ha lasciato la mamma Valeria e il papà Roberto.
«Viviamo in un mondo di ingiustizie dove bisogna sperare di trovare la persona giusta nel momento giusto per poter continuare a vivere come se fossimo dei numeri del lotto da estrarre a sorte. La tua prematura scomparsa è un'ingiustizia. Si cercherà un colpevole o una scusa ma non servirà comunque a niente». Così lo ha ricordato, con le lacrime agli occhi, il papà di un compagno di squadra. Dopo di lui hanno preso la parola i compagni di squadra di Andrea: «Para tutti i palloni che ti manderemo. Sei sempre stato un amico e un grande compagno. Per noi resterai sempre "Vince" come ti abbiamo sempre chiamato». Toccante il ricordo delle maestre della scuola: «Dolce Andrea avevi un sorriso profondo, un po' timido ma sincero e leale. Sei stato per noi come un figlio ed è stato un privilegio averti come allievo. Aiutaci a sconfiggere questo nulla che ci opprime».