CUORGNE' - Franco Zulian se n'è andato trent’anni fa, esattamente il 15 gennaio 1993, consumato dal «solito» brutto male, all’età di 67 anni. Sono ancora in molti in Canavese a ricordare con stima, gratitudine e affetto il "Dutur" che ha dedicato la sua breve vita alla medicina, sempre con attenzione ai pazienti, cioè alle persone.
Si era laureato in medicina a Torino nel 1952, dopo molti sacrifici e andando "a inchiodare cassette di legno", come raccontava lui, per contribuire a pagare, almeno in parte, gli studi. Sesto di sei figli in una famiglia numerosa trasferitasi, per lavoro, dalla provincia di Venezia a Cuorgnè.
Curava le persone come medico mutualista convenzionato e lavorava all'ospedale di Cuorgnè, che all’epoca comprendeva anche l’ortopedia, l’ostetricia e la ginecologia. Un medico, in quegli anni, doveva veramente saper fare di tutto. Proprio per poter curare al meglio le persone si era successivamente specializzato in chirurgia generale, ortopedia e traumatologia, ostetricia. «Ho sempre visto papà studiare dopo le tante ore di lavoro, per acquisire nuove conoscenze e poter essere sempre di più d’aiuto alle persone, non rifiutando mai una richiesta, anche se di notte o nei festivi, e per questo l’ho sempre ammirato molto», ricorda la figlia Maria Pia.
Nel poco tempo libero si dedicava alla famiglia e agli amici con i quali condivideva le sue passioni: la musica, il teatro, il gioco delle bocce e degli scacchi. Tifoso della Juventus cercava di non perdersi mai una partita allo stadio. Quando, poco dopo la sua dipartita, la squadra vinse lo scudetto, gli amici tifosi gli lasciarono una bandiera bianconera sulla tomba, in segno di vicinanza e affetto.