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CUORGNE’ - E’ ancora allarme truffatori a Cuorgnè. Ieri, venerdì 21 febbraio, una donna ha ricevuto una chiamata telefonica da un uomo, che si è finto un «maresciallo dei carabinieri». Il malintenzionato l’ha avvisata che il figlio aveva avuto un incidente e aveva investito una bimba di 8 anni in via Tripoli. Tra l'altro il truffatore, a testimonianza di come il raggiro fosse pianificato nei minimi dettagli, ha indicato correttamente il nome del figlio della cuorgnatese, che in quel momento si trovava fuori casa. Per fortuna, la donna non è caduta nel tranello e ha denunciato l’accaduto ai veri militari dell’Arma.

A dare notizia di quanto successo, mettendo in guardia i cittadini, è stata la sindaca, Giovanna Cresto, che ha diffuso anche una serie di consigli utili forniti dai carabinieri per evitare di finire vittima di balordi e truffatori: «Fortunatamente la signora si è insospettita e, nonostante il comprensibile spavento, ha risposto che sarebbe subito andata in caserma, ponendo fine immediatamente alla chiamata. Proprio in quel momento il figlio ha fatto rientro a casa, naturalmente ignaro di tutto. Il telefono fisso ha nuovamente squillato, erano sempre i finti carabinieri: la signora ha staccato la chiamata e poi si è recata presso la caserma di Cuorgnè per segnalare il fatto ai nostri carabinieri! L'invito è di prestare molta attenzione».

«Diffidate sempre da chi vi chiede telefonicamente di pagare somme dicendo che un vostro amico o familiare ha avuto un incidente, ha bisogno di cure mediche o si trova in difficoltà – ha spiegato Giovanna Cresto - Nessun rappresentate di carabinieri, polizia, guardia di finanza, polizia municipale vi chiamerà mai chiedendovi di pagare delle somme per togliere dai guai una persona cara. E meno che mai vi chiederanno di consegnare gioielli o oggetti preziosi. Lo stesso vale per avvocati e medici. Non esitate mai a rivolgervi ai Carabinieri per denunciare l'accaduto, anche se la truffa non è andata a buon fine. E se invece avete ceduto alle richieste, denunciate, denunciate e denunciate! È facile farsi prendere dal panico quando si parla della salute o libertà di un nostro familiare, non siamo noi a doverci vergognare ma quelli che si approfittano della nostra buona fede!».