IVREA - È di ieri pomeriggio l'ennesima aggressione ai danni di un'infermiera che lavora al pronto soccorso di Ivrea. L'aggressore non era un paziente in stato di alterazione da sostanze stupefacenti o alcool, come avvenuto in altre situazioni, ma sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio. L'infermiera ha riportato una contusione ad una mano durante la procedura di posizionamento di un accesso venoso al paziente. A darne notizia il Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche.
«Nei mesi scorsi si era partiti con buone intenzioni nel voler affrontare la problematica aggressioni, dopo che ne erano state denunciate quattro in appena 10 giorni - dice Giuseppe Summa, segretario Nursind Torino - si era deciso così di aprire un tavolo con i vari attori e il sindaco di Ivrea. Il primo marzo c'era stato il primo incontro con un'assenza comunque pesante. Infatti le forze dell'ordine, pur avendo dato la propria disponibilità ai vertici dell'Asl To4, per motivi sconosciuti alle organizzazioni sindacali, a quel tavolo non si erano mai seduti.
Dopo il 1 marzo ci eravamo lasciati con degli impegni precisi. Uno tra tanti era quello di convocare il tavolo bimestralmente e di estenderlo non solo agli altri presidi ospedalieri, ma anche ai distretti dove sono in continuo aumento le aggressioni al personale infermieristico impegnato nelle cure domiciliari».
Gli infermieri che prestano cure al domicilio del pazienti infatti, si trovano soli e in un'ambiente a loro sconosciuto. In una situazione, secondo il sindacato, potenzialmente più pericolosa rispetto a quanto avviene nei reparti d'ospedale. «Auspichiamo che il Direttore Generale riprenda in mano in tempi rapidi il tema aggressioni, perché se è vero che è diffuso a livello nazionale, ricordiamo che il datore di lavoro ha l'obbligo di tutelare la salute dei dipendenti - dice ancora Summa - come sindacato non vorremmo arrivare a chiedere risarcimenti per le aggressioni ai danni dei dipendenti, ma prevenirle. Purtroppo abbiamo la sensazione che sul problema aggressioni non se ne voglia nemmeno più parlare, perché è visto come di difficile risoluzione, se non addirittura irrisolvibile. I problemi vanno affrontati e se non ci si siede a un tavolo non potranno fare altro che peggiorare ulteriormente».