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IVREA - Con disposizione di servizio del 26 settembre 2024, la direzione della casa circondariale di Ivrea ha autorizzato l’ingresso dei cani ai colloqui di detenuti che ne facciano richiesta. A darne notizia l'Osapp, l'organizzazione autonoma della polizia penitenziaria. Che critica la decisione e ha scritto anche al Governo.

«Al di là delle accortezze che la direzione chiede al personale di assumere, si ritiene che l’iniziativa sia da valutare con assai maggiore attenzione e requisiti di prevenzione di più ampia portata, ai fini della sicurezza della struttura e della tutela della salute degli addetti del corpo - spiega il segretario generale, Leo Beneduci - ferme restando le generali e motivate perplessità che questa Organizzazione Sindacale reputa doveroso ed opportuno esternare, il problema risulta attuale e con una minima diffusione sul territorio in cui alcune direzioni di istituti penitenziari hanno già cercato di autorizzare l'ingresso dei cani per i colloqui con i detenuti, assimilandoli di fatto ai congiunti. All'interno delle strutture ricettive pubbliche l'ingresso dei cani è subordinato alla presenza di una polizza assicurativa ma, soprattutto, soggiace a precise cautele igienico sanitarie ivi comprese le procedure di bonifica dell'ambiente per la tutela delle persone affette da allergia. A ciò si aggiunga che in caso di ingresso dei cani vigono precisi obblighi di protezione per i dipendenti e, nello specifico del carcere sussistono oggettive impossibilità di perquisire guinzaglio, collare ed eventuali deiezioni di cani, magari ovulatori, ai quali sono state fatte ingerire sostanze stupefacenti».

Secondo l'Osapp l'equiparazione dei cani ai congiunti solleva numerose criticità: i detenuti devono adeguarsi a una presenza potenzialmente non gradita, violando il diritto individuale di scelta e di un ambiente di lavoro e detenzione sicuro e dignitoso; rischi sanitari e di sicurezza: l'ingresso di animali in un ambiente chiuso come quello carcerario comporta rischi per la salute (allergie, trasmissione di malattie) e la sicurezza (morsi, aggressioni) per chi lavora e vive nella struttura; problematiche logistiche e operative: le strutture carcerarie non sono progettate per accogliere animali, mancando di spazi dedicati e procedure adeguate per la loro gestione; complicazioni nelle procedure di controllo: l'ingresso di animali rende più complesse le procedure di perquisizione, aumentando il rischio di introduzione di oggetti o sostanze non consentite; non è chiaro chi si assumerebbe la responsabilità in caso di incidenti o danni causati dai cani, esponendo l'amministrazione a potenziali contenziosi; equità di trattamento: tale autorizzazione ingenera disparità tra i detenuti che ricevono visite con animali e quelli che non ne ricevono affatto, potenzialmente determinando tensioni; il personale penitenziario non è formato per gestire situazioni che coinvolgono animali, compromettendo potenzialmente la sicurezza e il controllo; la presenza di animali durante i colloqui potrebbe creare situazioni di stress o disagio per alcuni detenuti o visitatori, influenzando negativamente l'ambiente carcerario.

«Alla luce di dette considerazioni l'Osapp chiede l'immediata revisione della disposizione in parola e contestualmente la sospensione della stessa fino a quando non saranno stabilite procedure chiare e sicure per la gestione degli animali all'interno delle strutture carcerarie, che ne valutino in maniera approfondita l'impatto sui diritti degli addetti del Corpo la cui sicurezza unitamente al benessere devono rimanere una priorità assoluta e non possono  essere compromessi da decisioni che rischiano di creare più problemi di quanti ne risolvano».