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IVREA - Restano indagati ma possono tornare regolarmente al lavoro sette agenti della polizia penitenziaria che erano stati sospesi per i presunti maltrattamenti ai danni di detenuti. Lo ha deciso ieri il tribunale del Riesame di Torino che ha annullato l'ordinanza delle misure interdittive che sospendeva dal lavoro in via cautelare sette agenti della polizia penitenziaria di Ivrea accusati di tortura. «La decisione è doppiamente importante perchè si inverte la tendenza, purtroppo molto diffusa in alcune inchieste, di considerare gli agenti "torturatori seriali" e si sottolinea l’assenza di riscontri specifici». Così Aldo Di Giacomo, segretario generale S.PP., sindacato della polizia penitenziaria.

«Uuno degli agenti è riuscito a dimostrare che si trovava in permesso durante uno degli episodi contestati. Ed è tra i motivi per cui quel detenuto è stato ritenuto poco attendibile. Ed è proprio quello che come sindacato di Polizia Penitenziaria chiediamo da sempre: prima di assumere provvedimenti giudiziari o disciplinari che colpiscono servitori dello Stato e le loro famiglie verificare l’attendibilità di detenuti che denunciano presunte violenze. Sia chiaro – aggiunge - noi siamo per una modifica radicale del reato di tortura, poiché così come previsto, di fatto impedisce di compiere qualsiasi tipo di attività di contrasto alle violenze che quotidianamente interessano tutti gli istituti di pena del Paese. Ma scatenare nuove campagne contro gli agenti "torturatori" per colpire l’immagine di migliaia di servitori dello Stato produce solo l’effetto di innescare comportamenti violenti di detenuti che tra l’altro a differenza degli agenti non hanno nulla da perdere». 

Gli agenti erano stati sospesi per un anno dal tribunale eporediese, su richiesta della procura, in merito ad un'indagine su presunti maltrattamenti all'interno della casa circondariale d'Ivrea. Un'inchiesta, con una quarantina di indagati, partita dalla denuncia di due detenuti.