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IVREA - La procura di Ivrea ha chiuso le indagini preliminari sulla morte di Andrea Pagani Pratis, il detenuto di 47 anni deceduto il 7 gennaio 2024 per un edema polmonare dovuto a una polmonite bilaterale. Tre medici del carcere eporediese risultano indagati a vario titolo per colpa medica in omicidio colposo. Secondo il pubblico ministero Valentina Bossi, che ha inviato ai tre medici l’avviso di conclusione delle indagini, il detenuto sarebbe stato curato esclusivamente con antinfiammatori e antibiotici, nonostante i sintomi allarmanti che manifestava già da giorni.

All’interno del carcere, Pagani Pratis era noto come «Vespino», uno dei redattori del giornale penitenziario La Fenice. Dopo la sua morte, i colleghi della redazione hanno denunciato la gravità della situazione, sottolineando come l’uomo facesse fatica a camminare, respirare e muoversi, apparendo sempre più debilitato. «Aveva dolori dappertutto, febbre, tosse e difficoltà respiratorie – hanno scritto i compagni – negli ultimi giorni era sempre più bianco-giallastro e aveva le labbra viola. L’ultima volta che è sceso in infermeria, il medico gli ha detto di prendere una Tachipirina e un Brufen. Invece è morto. Sarebbe bastato un’analisi del sangue per capire che non stava esagerando».

Dalla ricostruzione della procura, Pagani Pratis aveva iniziato ad accusare sintomi gravi già dal 31 dicembre, quando si era sottoposto alla prima visita medica. Nonostante la febbre e la tosse persistente, il medico si era limitato a registrare i sintomi senza effettuare un esame approfondito. Il 4 gennaio, senza un referto scritto, gli era stata prescritta una terapia antibiotica e antinfiammatoria, senza ulteriori accertamenti. Il 6 gennaio, nonostante le difficoltà respiratorie evidenti, la terapia era stata confermata senza modifiche, e l’uomo era stato rimandato in cella autonomamente. Il giorno successivo, il 7 gennaio, Pagani Pratis è morto. Il 47enne era in carcere dal 2019, dopo aver ucciso il padre Antonello a coltellate nella loro casa di Casalnoceto (Alessandria). Prima dell’arresto, lavorava in un asilo privato.