IVREA - Cresce la preoccupazione delle ex lavoratrici e lavoratori eporediesi di Manitalidea. Con la spada di Damocle di un trasferimento a Roma impossibile da accettare temono di perdere il lavoro e gli ammortizzatori sociali. Per questo hanno scritto una lettera che riceviamo e pubblichiamo.
«La storia di Manital è nota, nasce nel 1993 e il suo fondatore Graziano Cimadom immagina una impresa che emuli lo spirito e la storia della Olivetti; è talmente vero questo parallelismo, che dopo una rapida ascesa e un grande e brillante sviluppo, la meteora cade e si spegne definitivamente il 02 febbraio 2020 con l’amministrazione controllata. Siamo un piccolo manipolo di 15 persone, ormai ex dipendenti della sede di Ivrea, che rimane ancora in “vita” tra le ceneri dell’implosione della “meteora” – scrivono i lavoratori - Rappresentiamo un piccolo e marginale problema, per commissari, sindacati e nuova proprietà, che quello che ci sta succedendo è la rappresentazione del vilipendio e dell’umiliazione della parte più debole di una impresa: la sua forza lavoro. Il non noto “dietro le quinte” per l’opinione pubblica, ci vede ormai per i tempi stretti della vertenza, sull’orlo di un baratro, offesi, umiliati ma soprattutto ingannati da chi ci dovrebbe tutelare. Impreparazione, fretta e superficialità ma probabilmente e più realisticamente, la malafede contraddistingue l’epilogo di questa vicenda che dopo questa denuncia pubblica, finirà sul tavolo della Magistratura».
«Elettra, la futura nuova proprietà, si aggiudica il controllo di Manital, non solo per gli aspetti economici vantaggiosi nell’offerta d’acquisto, ma l’effetto leva a suo favore lo determina la garanzia e la determinazione del mantenimento dei posti di lavoro di un gruppo di lavoratori dislocati in varie parti d’Italia, e in particolare noi 15 della sede di Ivrea. Riceviamo la lettera di conferma del rapporto di lavoro, ma con nostro grande sbigottimento, l’immediato dislocamento a una delle sedi Elettra a Roma – aggiungono gli ex dipendenti di Manitalidea di Ivrea - Commissari e sindacati spergiurano che se anche non indicato nel contratto di subentro, la garanzia del mantenimento del posto di lavoro a Ivrea, per noi sarebbe stato assolutamente confermato perché concordato ma … solo verbalmente. Ma come si dice, scritta manent, verba volant!».
«La maggior parte di noi, per età, per condizione familiare e per stato di salute, non potrebbe mai realisticamente pensare un trasferimento a Roma e quindi la rinuncia, cosa sicuramente auspicata dai nostri “garanti”, potrebbe paventare la peggiori delle ipotesi: l’entrata in naspi senza nemmeno la possibilità della cassa integrazione a nostra maggior tutela per magari vivere un passaggio più morbido e tutelante per chi volesse poi cambiare attività in un’altra azienda – concludono i lavoratori esasperati - Come detto in premessa, rappresentiamo ormai un piccolo problema per gli attori coinvolti, e i nostri garanti: i sindacati e lo Stato rappresentato dai commissari c’è la stanno facendo veramente “sporca”. Questa nostra denuncia dello stato delle cose è un grido flebile nel caos mediatico, ma siamo determinati anche da soli, fino all’ultimo e nelle sedi opportune, a far valere la nostra condizione di lavoratori illusi e ingannati».