IVREA - Forti incertezze sul futuro lavorativo e occupazionale per i dipendenti dell’ex Manitalidea di Ivrea. Oggi più che mai sembra lontanissimo quel 1993, quando, sulla spinta delle ristrutturazioni del comparto industriale e di un processo di revisione organizzativa da parte della pubblica amministrazione, nacque Manital Società Consortile per i servizi integrati. L’azienda nel corso del tempo arrivò ad ampliare il suo portafoglio clienti contando nelle sue fila circa 5600 dipendenti in tutta Italia. Poi, la crisi del colosso del facility management culminata con lo stato di insolvenza dichiarato con sentenza nel febbraio del 2020.

A luglio dello stesso anno la società, con i suoi restanti 179 lavoratori, è stata posta in amministrazione controllata. Ad inizio 2023 le attività sono passate al consorzio Elettra di Roma, composto da Canavesana multiservice di Torino, Blue Lion facility di Nova Milanese, Brio group società cooperativa consortile di Bari, L’ambiente di Messina, Incoip di Torino, Cosm di Milano, Cvs service di Aosta, Restauri edili monumentali Italia di Roma. Tuttavia, la situazione per i suoi dipendenti in forza alla sede di Ivrea non sembra essersi sbloccata.

Elettra assumerà 15 lavoratori su 179, ma molti di questi si trovano, lo stesso, in una sorta di «limbo». La procedura di licenziamento è scaduta il 28 febbraio, proprio il giorno in cui i dipendenti, quasi tutti staff e amministrativi (alcuni dei quali in Maintalidea da più di 20 anni), hanno scoperto che il nuovo acquirente è sì pronto a prenderli con sé ma con sede di lavoro nella Capitale. «E’ un trasferimento impossibile da accettare per quasi tutti noi - spiegano i lavoratori ex Manitalidea - Alcuni hanno famiglia con bimbi piccoli, altri problemi di salute gravi. Lo sapevano che di fatto sarebbe andata così».

«Ora ci troviamo in una situazione molto delicata – aggiungono gli ex dipendenti Manitalidea – ci siamo rivolti immediatamente ai sindacati, abbiamo chiesto lumi al responsabile del personale e qualcuno sta pensando anche di tutelarsi con avvocati. Eravamo tutti in cassa integrazione. La procedura di licenziamento è scaduta il 28 febbraio, lo stesso giorno in cui ci sono arrivate le lettere di preavviso del trasferimento a Roma. Siamo preoccupati: non sappiamo con certezza se chi non accetta avrà ancora diritto alla cassa oppure se rischia di essere licenziato o di non avere più alcun ammortizzatore sociale su cui poter contare».