IVREA - Il 7 ottobre 2025, nella sede della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Torino, nella splendida cornice di Palazzo Chiablese, si è svolta la cerimonia di restituzione del corpus di oltre 250 reperti archeologici di provenienza apula, umbra, etrusca, messapica e romana provenienti da una privata abitazione torinese. Si tratta di un eccezionale risultato frutto di un lavoro di sinergia e coordinamento tra le istituzioni coinvolte.
I reperti erano stati oggetto di sequestro nel lontano 1991, nell’ambito di una più ampia attività investigativa inerente scavi clandestini in Toscana. Era il «tesoro» che il professor Riccardo Scarzella, primario di neurologia prima all'ospedale di Ivrea e poi al Mauriziano, negli anni '70 e '80, aveva messo insieme. Nel 2024, gli eredi dell’uomo, che risultavano ancora custodi giudiziari dei reperti, hanno contattato la Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Torino la quale ha, a sua volta, attivato sia il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Torino che l’Avvocatura distrettuale dello Stato.
Immediata è stata la ricostruzione sia dei passaggi giuridici che dello stato dei reperti, risultati regolarmente presenti nell’abitazione ed in buono stato di conservazione. Quello che era evidente è che, in ogni caso, i reperti fossero ancora sotto sequestro, nonostante fossero passati oltre trenta anni. A quel punto le interlocuzioni tra gli enti coinvolti ed i privati, consci della provenienza dei reperti, ha portato alla soluzione forse più semplice ma meno scontata. Gli eredi, infatti, hanno deciso di consegnare spontaneamente allo Stato i reperti detenuti, senza nulla a pretendere e rinunciando a qualunque futura azione giudiziaria di rivendica.
Si tratta di 254 reperti archeologici di provenienza apula, umbra, etrusca, messapica e romana (oggetti fittili a vernice nera e rossa, kylix, kantharos, anfore, lekythos e unguentari, utensili e oggetti votivi in metallo, statuette, antefisse e sculture in terracotta e bronzo). Pezzi che il medico, grande intenditore d'arte antica, aveva acquistato nel corso degli anni da vari intermediari. Per tanti anni le opere sono state custodite con grandissimo zelo e ora potranno tornare a disposizione del pubblico in qualche museo dello Stato.








