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PONT CANAVESE - Dichiara di lavorare come colf alle dipendenze di una pensionata di Pont Canavese ma quando i carabinieri effettuano un controllo trovano la casa disabitata. Per questo motivo il questore di Torino non ha rinnovato il permesso di soggiorno di un uomo di origini marocchine che, contro il provvedimento, ha presentato ricorso al Tar. L'istanza di rinnovo, datata 2019, era stata verificata, come da prassi, con una serie di accertamenti di polizia.

Da questo è emerso che l’alloggio presso il quale il ricorrente avrebbe dovuto operare come colf era disabitato; la pensionata non vi aveva dimora benchè proprietaria di alcune vecchie abitazioni in cui talvolta ospitava stranieri che saltuariamente collaboravano nell’azienda agricola di famiglia. Da ulteriori verifiche tramite l'Inps, inoltre, nessun versamento contributivo riferibile al presunto rapporto lavorativo come colf è stato riscontrato in capo al ricorrente.

«L’amministrazione ha poi rilevato come la pensionata di Pont non risulti neppure, a sua volta, titolare di redditi tali da giustificare, da parte sua, l’assunzione di personale a titolo di colf - scrivono i giudici del Tar Piemonte nella sentenza dello scorso 6 maggio 2024 - tutte le circostanze poste in evidenza dall’amministrazione per affermare l’insussistenza del rapporto lavorativo appaiono comprovate mentre gli elementi addotti dalla parte (che si riducono a dati cartolari di buste paga senza riscontri né di pagamenti né di corrispondenti contributi e mere ipotesi circa i redditi del datore di lavoro) non sono idonei a confutare la motivazione del provvedimento impugnato». Il ricorso è stato respinto: l'uomo non solo è rimasto senza permesso di soggiorno ma dovrà ora pagare anche 1500 euro per le spese di lite a favore del Ministero dell'Interno.