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RIVAROLO CANAVESE - In cerca di un lavoro stabile e da luglio senza più i soldi del reddito di cittadinanza, rischia ora di perdere anche la casa popolare che era stata assegnata al padre, con cui viveva, a causa di un cavillo burocratico. E’ un vero e proprio incubo ad occhi aperti quello che sta vivendo Jennifer Pace.

La 28enne, che abita in un alloggio Atc in via Bicocca, ha ricevuto nelle scorse settimane una lettera di sfratto. Un fulmine a ciel sereno, visto che negli ultimi tre anni ha sempre pagato regolarmente l’affitto e le bollette della luce. Il problema sarebbe tecnico. Jennifer Pace non ha tutti i requisiti necessari per poter continuare a restare nell’alloggio popolare, che era stato assegnato al padre, morto nel 2020 a soli 48 anni dopo 4 operazioni e una coraggiosa battaglia contro un carcinoma maligno.

«Sono disperata e non so più a chi rivolgermi – ci racconta Jennifer – Il 29 novembre dovrò lasciare l’appartamento Atc che nel 2020 era stato assegnato a mio padre Marcellino Pace. Rischio di finire in una struttura o peggio in mezzo a una strada. Ho già vissuto così, per problemi familiari, da adolescente. Quattro anni e mezzo difficili, passati in un garage in via Monte Grappa o dormendo in una tenda al vecchio ospedale. Per questo, ho scontato anche 6 mesi di lavori socialmente utili. Non voglio più rivivere quelle situazioni terribili. Ho bisogno d’aiuto».

La situazione è delicata. La 28enne, che ha un diploma di licenza media inferiore e un attestato di estetista e parrucchiera conseguito al Ciac di Valperga, sta cercando disperatamente un impiego stabile, ma per ora senza successo. «Purtroppo, non siamo riusciti a completare tutti i documenti e l’iter burocratico per inserirmi insieme a mio padre come assegnataria della casa popolare – puntualizza Jennifer – Era il suo sogno darmi un tetto sopra la testa ma è morto pochi mesi dopo che ha avuto l’alloggio Atc. Era malato, io non ho la macchina e non ci è stato possibile fare il viaggio in treno fino a Torino per regolarizzare la nostra posizione. Adesso mi intimano entro fine novembre di lasciare l’appartamento. E’ ingiusto».

Jennifer Pace ha provato a contattare, senza successo, il Ciss 38 e si è rivolta pure in Municipio a Rivarolo Canavese: «Sono distrutta. Non ho nemmeno 5 euro per ricaricare il telefono. Conto le volte che bevo l’acqua. Mangio grazie alle borse della Caritas. Idem, per i vestiti. In questi tre anni, ho sempre pagato le bollette in tempo. Tra poco non ce la farò più e staccheranno la luce di casa. Sono stata operata di recente, mi hanno tolto 5 cisti. Il giorno dopo ero già davanti al pc a mandare curriculum. Senza risultati, tuttavia. Ce la sto mettendo tutta. Ho fatto ogni tipo di lavoro per riuscire a pagare l’affitto e le bollette della luce, ma non trovo un impiego stabile. Mai come ora ho bisogno di una mano».

«Al Ciss 38 di Cuorgnè non mi rispondono – conclude Jennifer – In Comune a Rivarolo conoscono bene la mia situazione. E’ stato il sindaco a consegnare a mia madre nel 2020 le chiavi dell’alloggio popolare. Purtroppo, non posso andare a vivere con lei. Ho chiesto aiuto anche agli uffici comunali, all’assessore Michele Nastro, al primo cittadino Alberto Rostagno. Sono passati mesi e nulla: solo promesse di trovare per me una nuova sistemazione e tante parole. L’unica e solita soluzione offerta è quella di mandare ragazzi giovani come me in strutture o comunità. Mi ferisce molto questa cosa. Non posso lasciare l’appartamento Atc. Non voglio finire a dormire in una piazza al freddo o in una fabbrica abbandonata. Chiedo che mi venga assegnata la casa di mio padre oppure un altro alloggio popolare. Questo è il mio appello. Vi prego, aiutatemi». (In foto Jennifer con l'adorato papà Marcellino)