RIVAROLO CANAVESE - Il dirigente scolastico Alberto Focilla, storico preside dell'istituto Aldo Moro di Rivarolo Canavese, ha raggiunto la pensione. Per un ultima volta ha deciso di rivolgersi agli studenti con una lettera indirizzata a tutti i ragazzi.
«Cari studenti, è l’ultima volta che posso rivolgermi a voi dalle pagine dell’annuario: infatti, con la fine di quest’anno scolastico terminerà la mia avventura lavorativa. Sono dodici gli anni che ho passato al Moro, sono trascorsi velocemente e grazie alla collaborazione di tutti di cose ne sono state fatte tante. Sarebbe lungo e noioso elencarle, per cui preferisco riassumerle in due piccole riflessioni.
La prima mi riguarda: senz’altro, come è logico per chiunque abbia delle responsabilità, ho unito scelte corrette ed errori, non sta a me valutare se siano state di più le prime o i secondi, ma sempre ho cercato di fornire, a chiunque avesse un’idea, l’opportunità di poterla sviluppare, di favorire la sua progettualità per ampliare le iniziative della scuola, mettendomi a disposizione per superare le molte difficoltà burocratiche che si frappongono alla realizzazione di qualsiasi progetto, e che in questi anni si sono moltiplicate. Per far ciò, il mio ufficio è sempre stato di facile accesso a tutti.
La seconda riflessione riguarda i tanti studenti che si sono diplomati al Moro in questi dodici anni. Alcuni di loro hanno costituito nuove famiglie, molti lavorano con successo, altri ancora stanno avanzando nel loro percorso universitario: tutti credo abbiano conservato dentro di loro le tracce del Moro e per molti le esperienze vissute dentro le aule e i corridoi nel nostro Istituto rimarranno indelebili. Queste tracce, che contribuiscono alla realizzazione delle loro vite, sono il significato più profondo del valore della scuola.
Voglio fornire a voi studenti che state frequentando il Moro un consiglio con l’augurio che vi possa essere utile. Stiamo vivendo un’epoca complessa: le opportunità sono molte, per cui non va vissuta con timore, ma perché ciò avvenga bisogna studiare per viverla e non subirla, perché purtroppo anche i pericoli sono tanti. Il pericolo più grande è affidarsi passivamente al pensiero altrui, che grazie alla pervasività degli strumenti di comunicazione e dei social, oggi è in grado di influenzarci continuamente.
C’è solo una difesa, utilizzare il pensiero critico: per definirlo non ci sono parole migliori di quelle usate dal filosofo Galimberti “la capacità di esaminare una situazione… e di assumere una posizione personale in merito. Tale capacità costituisce il fondamento di un atteggiamento responsabile nei confronti delle esperienze e relativamente autonomo rispetto ai condizionamenti ambientali“. Se così agirete, sono certo che sarete in grado di affrontare la complessità dell’oggi e percorrere la vita serenamente. Il preside».