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RIVAROLO CANAVESE - Insulti all'ex moglie, pedinamenti, persino investigatori privati coinvolti. Una storia decisamente anomala quella emersa l'altro giorno in tribunale a Ivrea. Protagonista un imprenditore 60enne di Rivarolo Canavese e l'ex moglie, insegnante di 57 anni. Sono stati sposati per trent'anni poi, nel 2019, le loro strade si sono separate. Sulla carta una vicenda come tante altre. Invece in tribunale, davanti al giudice Andrea Cavoti, è emerso un quadro assolutamente diverso.

La donna è stata costretta a denunciare, già a partire dal 2020, una serie di atti persecutori da parte dell'ex marito che la attendeva per strada, anche all'uscita dei negozi, per riempirla di insulti. Sempre (e solo) violenza verbale ma decisamente sufficiente a far scattare il procedimento penale nei confronti dell'imprenditore. Anche perchè agli insulti si sono affiancati altri episodi inquietanti. Da un racconto a sfondo sessuale fatto recapitare ai parenti della donna, in buste anonime, di una «cacciatrice di uomini» (con chiari riferimento all'insegnante 57enne), fino ad una gigantesca creazione floreale con tanto di biglietto (sempre anonimo) pieno di insulti, fatta recapitare nella scuola dove insegnava.

L'uomo l'aveva anche pedinata più volte e sempre con la propria auto, come hanno confermato le registrazioni delle telecamere di videosorveglianza diventate una prova nel corso del processo. Quando non ha potuto seguirla in prima persona, il 60enne si è affidato persino ad un investigatore privato. La causa di separazione, inizialmente consensuale, si è quindi trasformata in una pesantissima accusa di stalking. Il processo si concluderà nelle prossime settimane.