SALASSA - «Se mi succede qualcosa di brutto è colpa di mio fratello». Suonano tragicamente profetiche le parole di Khalid Lakhrouti, il 44enne di Salassa trovato morto il 10 febbraio 2024, soffocato a quanto pare nel corso di una pratica di esorcismo con rito islamico nella sua casa di via Cavour. Per quel delitto sono finiti in carcere, accusati di omicidio in concorso, proprio il fratello di Khalid, e lo zio, imam della comunità islamica di Cuorgnè. L'ex moglie della vittima, invece, è ai domiciliari.
E' quanto emerso dall'indagine dei carabinieri di Cuorgnè, coordinata dalla procura di Ivrea, che ha portato all'arresto dei tre parenti l'altro giorno. La telefonata al 112 della vittima risale alle 2 di notte del 23 gennaio scorso. Poche ore prima, l'uomo era stato visitato al pronto soccorso dell'ospedale di Ciriè dopo una prima pratica d'esorcismo. I carabinieri lo trovarono nella casa di via Cavour, a Salassa, in stato di semi incoscienza sul pavimento della cucina.
Uscendo dall'ospedale, Khalid chiamò il 112 raccontando l'accaduto all'operatore e avvertendolo che se gli fosse capitato qualcosa, sarebbe stata sicuramente colpa del fratello. Secondo le indagini, Khalid era stato sottoposto in quattro occasioni ad esorcismo: la prima volta nella seconda settimana di gennaio, poi il 22 e 31 gennaio. L’ultima pratica, quella della sera del 10 febbraio, è quella finita in tragedia.