L'ex procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, con una lettera pubblicata sul Corriere della Sera, è tornato nei giorni scorsi a parlare della villa confiscata a San Giusto Canavese al trafficante internazionale di droga Nicola Assisi. Una situazione particolare quella di San Giusto dove l'immobile, benchè confiscato al boss della droga, non è ancora stato destinato ad alcun progetto di restituzione sociale. E questo nonostante il gravissimo episodio dell'anno scorso, quando ignoti tentarono di farla saltare in aria. La villa è stata confiscata in via definitiva nel 2011: nel giardino vennero ritrovati 4 milioni di euro.

«La confisca i criminali la temono quasi quanto la galera - scrive Caselli - e non si rassegnano facilmente. Prova ne sia che la villa di San Giusto han cercato di farla saltare in aria piazzando all'interno due bombole di gas che per fortuna sono esplose solo parzialmente, limitando i danni. Una vera sfida allo Stato, oltretutto in un paese di 3300 abitanti in stragrande maggioranza di gente onesta».

La sfida allo Stato si vince anche riutilizzando quella villa. Invece, al momento, dopo la confisca non sono stati fatti passi in avanti verso l'assegnazione del bene ad un ruolo sociale. Libera Piemonte ha organizzato diverse iniziative simboliche anche per smuovere le istituzioni. «Occorre però l'ultimo decisivo passo - sottolinea Caselli - che spetta all'agenzia nazionale beni sequestrati e confiscati. Non conviene che un bene mafioso confiscato resti inutilizzato e cada a pezzi facendo apparire lo Stato soccombente rispetto alla mafia».