Galleria fotografica

SAN GIUSTO CANAVESE - Ancora vandali in azione in Canavese. Questa volta nel mirino di chi non ha rispetto per il bene pubblico e la sua storia è finita la chiesetta di San Giacomo di Ruspaglia che si trova tra i comuni di San Giorgio Canavese e San Giusto. Quasi certamente di notte, approfittando del buio, nei giorni scorsi, ignoti sono entrati nella cappella sfondando la porta dell'edificio religioso, costruito dopo la seconda metà del XII secolo, probabilmente per ordine del Conte Guido IV di Biandrate, e poi donato nel 1164, insieme ad altri fabbricati, ai cavalieri templari, come testimoniato dalle cronache dell'epoca. Una volta all'interno i vandali hanno imbrattato l'altare con della cera. Non contenti hanno pure lanciato delle candele contro l'affresco presente nella chiesetta, danneggiandolo. 

L'inqualificabile e ingiustificabile raid è stato duramente condannato dal sindaco sangiustese, Giosi Boggio: «È veramente sconcertante ed indignante apprendere dell'atto vandalico perpetrato contro la chiesetta di San Giacomo. Questo luogo sacro, ricco di storia e di significato per la nostra comunità,  dovrebbe essere trattato col massimo rispetto e venerazione. Per questo sono profondamente ferita e scandalizzata dall'atto vile e spregevole che ha colpito la "nostra" chiesetta ed è intollerabile che si continui ad arrecare danni a un simbolo così sacro e prezioso. Questo atto di vandalismo non solo danneggia fisicamente un luogo di culto millenario, ma offende anche il senso di rispetto e di devozione che dovremmo avere tutti  verso la nostra storia e le nostre tradizioni. Chiunque sia responsabile di tali gesti ignobili deve essere perseguito con la massima severità dalla legge».

Su quanto accaduto sono in corso le indagini delle forze dell'ordine. «Capisco i ragazzi - aggiunge Giosi Boggio - Sono stata quasi 50 anni in mezzo a loro, come insegnante. Ho passato la mia vita per loro e con loro. Non capisco però questa loro voglia di distruggere un patrimonio di tutti. Sempre che si sia trattato di una "ragazzata". Perché non lo sappiamo. Colpevolizzo quindi l'atto in sè. Mi dispiace tantissimo. Esprimo solidarietà al Gerbo Grande e a tutti coloro che si sono sempre dedicati alla conservazione e alla valorizzazione di questo prezioso patrimonio che ha già miracolato il nostro paese preservando da una bella discarica. Questo triste episodio rafforzi la nostra risolutezza nel difendere e preservare ciò che è sacro per noi, affinché possa continuare ad ispirare e arricchire le generazioni future. Se distruggiamo le radici, cade l'albero».