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SCARMAGNO - Pietra tombale sul progetto «Italvolt» nell'ex Olivetti di Scarmagno. La fabbrica da 3000 posti di lavoro, una delle gigafactory più grandi d'Europa per la produzione di batterie al litio, non vedrà la luce. Nè in Canavese, nè altrove. Il tribunale di Milano ha ammesso Italvolt al procedimento unitario di composizione della crisi: l'azienda dell’imprenditore svedese Lars Carlstrom (nella foto al centro) dovrà cercare una strada per salvarsi ed evitare il totale fallimento.

A darne notizia Milano Finanza secondo la quale la crisi di Italvolt è diventata concreta quando il collegio sindacale ha presentato al tribunale domanda per l’apertura della liquidazione giudiziale. Non solo: contro l'azienda si è mossa anche la creditrice «Pininfarina», dato che la divisione architettura aveva progettato la gigafactory di Scarmagno. Per questo Italvolt cercherà, attraverso la procedura accordata dal tribunale, di continuare in qualche maniera l’attività.

L'azienda, nella richiesta al tribunale di Milano, avrebbe imputato lo stop al progetto e la conseguente crisi alle lungaggini burocratiche italiane, oltre che per i limiti ambientali e i ritardi delle istituzioni locali. Tuttavia il socio di maggioranza ha messo nero su bianco nella richiesta al tribunale di Milano la piena volontà di proseguire nel progetto. Gli esperti di Milano Finanza, però, hanno rilevato una situazione patrimoniale, allo scorso marzo, con perdite non ripianate per oltre 3,8 milioni di euro, «coperte abbattendo il capitale senza dar seguito a una prevista ricapitalizzazione di 20 milioni».

I dubbi su Italvolt si erano concretizzati già a fine gennaio 2023 quando la società di Lars Carlstrom non esercitò l'accordo vincolante con Prelios per l'acquisto dell'area ex Olivetti di Scarmagno da un milione di metri quadrati. Allora, sembrò chiaro lo spostamento del progetto dal Canavese a Termini Imerese, nello stabilimento ex Blutec. In realtà nemmeno l'ipotesi siciliana si è poi concretizzata.