RIVAROLO CANAVESE - «Ero solo, abbandonato, con una moglie malata e un figlio disabile da accudire. Ho ucciso perchè mi hanno lasciato solo». Renzo Tarabella, il pluriomicida della strage di Rivarolo Canavese, ha parlato questa mattina per la prima volta nel corso dell'interrogatorio di garanzia che si è tenuto nel reparto detenuti delle Molinette di Torino. L'interrogatorio è durato circa un paio d'ore. Tarabella, molto sofferente, assistito dal legale Flavia Pivano, ha tentato anche di ricostruire la dinamica della strage.   

Secondo una sua prima versione dopo aver sparato ai famigliari ha atteso ore fino a quando non ha intercettato Osvaldo Dighera uscire dall'ascensore al piano di sopra. A quel punto lo ha fatto entrare in casa e lo ha freddato. Avrebbe riversato la sua rabbia sui coniugi Dighera per il fatto che da qualche tempo non si erano più presi cura della sua famiglia. Il pubblico ministero Lea Lamonaca tornerà a sentire Tarabella nelle prossime settimane. 

«Questa strage poteva essere evitata?». Se lo chiedono adesso gli avvocati Sergio Bersano ed Antonella D’Amato, difensori di Francesca Dighera, figlia di Osvaldo e Liliana. «I difensori della figlia delle vittime avvocati Sergio Bersano ed Antonella D’Amato, ripongono totale fiducia negli inquirenti e sono certi che le indagini chiariranno i motivi dell'assassinio dei coniugi Dighera. Motivi sui quali chiedono alle Isituzioni di rispondere all'inquietante interrogativo: questa strage poteva essere evitata?». Il riferimento va alla detenzione della pistola da parte di Renzo Tarabella. Pistola che l'uomo ha usato anche contro se stesso dopo aver sterminato la sua famiglia e quella dei vicini di casa.