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STRAMBINO - Si è spento sabato alle Molinette di Torino, Gianandrea Azario, 57 anni, il ciclista di Strambino travolto da un'auto quasi cinque mesi fa. Era domenica 5 marzo, intorno alle 14, in via Cotonificio, in frazione Realizio di Strambino, quando una Volkswagen Polo condotta da una ragazza di 25 anni residente ad Azeglio, si scontrò con la bicicletta da corsa condotta Azario. Da allora per il 57enne è stato un calvario. Prima il ricovero al Cto, poi alla clinica Don Gnocchi e, infine, alle Molinette dove, purtroppo, le sue condizioni si sono aggravate fino al decesso di sabato scorso. Cicloamatore e vicepresidente del team De Rosa-Santini, l'uomo, il giorno dell'incidente era uscito di casa con la propria bici da corsa per un semplice allenamento. Azario era titolare dello storico lanificio di Strambino che aveva ereditato dal padre Tancredi. 

«Te ne sei andato in silenzio, senza clamore come era nei tuoi modi. Modi sempre pacati, misurati, garbato con tutti, un uomo di altri tempi - lo ricorda l'amico Danilo sui social - io non perdo solo un amico, per me eri come un fratello, concetto epurato da ogni luogo comune. Mi mancherai tantissimo, mi mancherà il tuo affetto e la stima reciproca che ci univa, come ci univa la passione per il ciclismo come per il calcio. In questo caso diventa difficile fare le condoglianze a qualcuno, le voglio fare alla tua famiglia, il Team De Rosa Santini. Team di cui sei stato cofondatore e vicepresidente. Condoglianze a tutti coloro che come me, pur sapendo che la tua sofferenza terrena era al termine, non hanno saputo trattenere le lacrime alla notizia della tua scomparsa. Grazie per tutto il bene che hai dato e che mi hai dato. Addio amico mio, fai buon viaggio».

«Onorata di aver avuto l'opportunità di conoscere la tua anima bella e generosa. Grazie - lo ricorda Valentina - ora sii felice lassù... dove puoi pedalare spensierato tra le nuvole e le stelle». E ancora: «Gianandrea, in questo momento non riesco a pensare ad altro che alla bella persona che sei stato e alla fortuna di averti avuto come collega ma soprattutto come amico. Mi rimane nel cuore la signorilità, la sportività, l'ironia, la capacità di sdrammatizzare e la profonda sincerità e correttezza che hai sempre dimostrato in ogni circostanza. Ciao Gian!», scrive Enrico. «Avevo un affetto sincero per te come tutte le persone che ti hanno conosciuto e di cui leggo i commenti. Perché eri un'anima bella, una persona d’altri tempi, un Signore - dice Elisabetta - sono stata felice per te quando anche se eri un ottimo professionista avevi deciso di dedicarti al tuo sogno. Felice per te che te lo meritavi. Felice perché vedere realizzare i sogni alle anime belle scalda il cuore di speranza. Ti saluto e ti abbraccio forte con la frase che avevi sul tuo salvaschermo: "Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". Ciao capo. Ciao amico mio. Grazie per essere stato così».