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VAL DI CHY - E' stata dissequestrata la casa di riposo di Alice Superiore, finita nel mirino di un'indagine della procura di Ivrea lo scorso mese di giugno. I legali della Fondazione che aveva in gestione la struttura hanno presentato una serie di ricorsi contro il sequestro della struttura e hanno avuto ragione. La Corte di Cassazione ha confermato che non c'erano sufficienti motivi per mettere i sigilli alla casa di riposo.

Il provvedimento, emesso dal tribunale di Ivrea, aveva portato alla chiusura della struttura per anziani il 22 giugno dello scorso anno con relativo trasferimento in altre case di riposo del Canavese di tutti i 25 ospiti. L'indagine era scattata a seguito di un sopralluogo del Nas e ai gestori del servizio era stato contestato il mantenimento in esercizio di una struttura non autorizzata, l'omessa nomina di un direttore sanitario e la somministrazione di medicinali anche da parte di personale non infermieristico, non dotato delle necessarie abilitazioni. 

Secondo i giudici della Corte Suprema, la casa di riposo, non rientrando nella categoria «Rsa» come inizialmente considerato dagli inquirenti, era autorizzata dalla Regione a proseguire la sua attività in regime di «mantenimento autorizzativo» e in merito alla somministrazione dei farmaci da parte di personale non titolato, non c’è stato alcun esercizio abusivo della professione. Tra le accuse formulate c'era anche la mancanza della figura del direttore sanitario, che però era già stata cassata dal tribunale del Riesame.

Sulla base della sentenza della Cassazione, ora la procura di Ivrea dovrà rivalutare anche il fascicolo penale aperto nell’ambito dell’inchiesta che vedeva iscritti nel registro degli indagati l’ex presidente della fondazione e il legale rappresentante della cooperativa incaricata di occuparsi degli anziani.