VALPERGA - Sono passati sedici anni dal tremendo pestaggio dei frati a Belmonte. Era il 26 agosto 2008. Finirono alla sbarra per quella rapina andata male quattro malviventi, tutti di origini romene, poi condannati a pene oltre i nove anni di reclusione. La tranquilla vita del santuario, simbolo religioso di tutto il Canavese, venne sconvolta da quella violenza e, da allora, non è stata più la stessa. A ricordare l'accaduto la pagina social del Santuario di Belmonte. Questa mattina sono stati accesi quattro lumini, poi posti sull’altare, a ricordo di quel drammatico episodio e per fare in modo che fra Salvatore, padre Emanuele e padre Martino, dal cielo, intercedano per il caro padre Sergio.
«La sera del 26 agosto dell’anno 2008, Belmonte divenne teatro di una violenta e spietata mattanza; un commando, costituito da 4 sciagurati ragazzi, tutti stranieri, introdottosi dal giardino del convento, penetrò indisturbato in refettorio durante l’ora del pasto serale, aggredendo con barbara e inaudita ferocia, i quattro religiosi che lì si trovavano: padre Sergio Baldin, padre Emanuele Battagliotti, padre Martino Gurini e fra Salvatore Magliano. Il più giovane, azzardò una decisa opposizione in difesa dei suoi confratelli, ma fu selvaggiamente bastonato e lasciato agonizzante a terra in una pozza di sangue. I quattro malviventi, dopo essersi impossessati di pochi spiccioli, si diedero subito alla macchia, dileguandosi senza quasi esser visti».
«I tre frati più anziani, fra Salvatore, padre Emanuele e, per ultimo, padre Martino, non sono più al mondo, e già godono in Paradiso il Premio Eterno; padre Sergio, pur in condizioni precarie di salute, svolge comunque ancora il suo ministero sacerdotale. Attraverso queste poche righe, si voglia oggi ricordare questi buoni ed eroici religiosi, che, nonostante il martirio subito, furono capaci di perdonare subito i loro aggressori». L'indagine, di estrema difficoltà, svoltò a dicembre quando, dopo un lungo lavoro «dietro le quinte», i carabinieri riuscirono ad acciuffare i quattro, bloccati a Modena, in Spagna, Svizzera e Austria, dove si erano nascosti dopo il sanguinoso raid contro i religiosi.