CALUSO - Nelle scorse settimane il Martinetti di Caluso ha avuto l'onore di ospitare una conferenza sul tema della lotta alle mafie, attività che si inserisce nell'ambito delle iniziative didattiche di istituto per l'educazione alla legalità.
Gli studenti e i docenti hanno assistito alle testimonianze di Angelo Corbo, ex agente della scorta di Giovanni Falcone, e Claudia Loi, sorella dell'agente della scorta di Borsellino Emanuela Loi, vittima dell'attentato di via D'Amelio. L’evento, organizzato in collaborazione con l'istituto Erasmo da Rotterdam, ha visto la partecipazione degli allievi di tutte le classi quarte e quinte. E' stata una testimonianza e una riflessione condivisa sul tema della legalità, cui gli studenti hanno preso parte con la massima preparazione e consapevolezza.
I giovani hanno così avuto la possibilità di conoscere più a fondo un pezzo di storia italiana mediante la testimonianza di chi quei fatti li ha vissuti e subiti, di riflettere sui valori della legalità, del servizio e della fedeltà allo Stato, del rispetto e, per contro, sui disvalori dell’omertà, del malaffare, della criminalità. Angelo Corbo, poliziotto membro della scorta di Falcone dal 1990 al ‘92, è uno dei 4 sopravvissuti alla strage di Capaci: «Per me e per noi ragazzi di Palermo Falcone rappresentava la speranza di poter vincere la guerra contro la mafia e riprenderci la nostra dignità. Nessuno però in quegli anni se la sentiva di fare da scorta a una Personalità tanto a rischio, «un morto che cammina» come lui stesso si definiva. Quel giorno io chiudevo il corteo a controllo del retro ed era una normale giornata lavorativa, sebbene già da mesi girassero voci sulla preparazione di un attentato. Ci si aspettava un classico agguato con scontro a fuoco. Invece è stato un vero e proprio atto militare, volto ad eliminare Falcone e uccidere la sua idea. Dopo l’esplosione noi sapevamo di essere in svantaggio e di non poter vincere quella guerra, ma abbiamo continuato a fare scudo: eravamo preparati a perdere anche la vita per portare a termine il nostro compito. Ora mi considero un sopravvissuto, ma non un fortunato: porto ancora con me il peso e la sofferenza di quanto accaduto. Ai giovani dico di fare squadra, restare uniti in questa guerra contro la criminalità, che non è ancora terminata. Oggi più che mai è necessario parlare del fenomeno mafioso, perché esso opera in maniera silente e beneficia del disinteresse collettivo».
Claudia Loi, sorella di Emanuela Loi, una dei 5 agenti di scorta a Borsellino in servizio il giorno della strage di via D'Amelio, ha chiaramente impressa nella memoria quella tragedia: «Il dolore non passa mai, ma si può trasformare in qualcosa di positivo, come la testimonianza. Noi familiari non sapevamo che mia sorella fosse stata assegnata alla scorta di Borsellino, ci aveva parlato di persone non a rischio. La sera dell'attentato fu assegnata a quella scorta in via eccezionale e probabilmente si trattò della prima e unica volta. Abbiamo appreso dell'accaduto dalla televisione. Ancora oggi mi fanno soffrire l'omertà e l'indifferenza sul tema delle mafie, ma ho fiducia nella possibilità di cambiamento. I ragazzi devono fare la loro parte per dare un contributo fattivo al benessere sociale». «Di entrambi gli attentati non si conoscono tutt’ora i mandanti e le vittime reclamano ancora, dopo oltre 30 anni, giustizia - concludono dal Martinetti di Caluso - Perciò iniziative come questa assumono un’importanza cruciale nel mantenere viva la memoria degli eventi passati e la consapevolezza della drammatica attualità e concretezza del fenomeno mafioso».