CASTELLAMONTE - La rinascita del gioiello dimenticato di Amedeo di Castellamonte: torna agli antichi splendori la Cappella dell’Assunta del Castello locale. Mercoledì 28 maggio, il vescovo di Ivrea, monsignor Daniele Salera, sulla scia dei suoi lontani predecessori tra Cinquecento e Settecento, è salito sulla collina del Castello di Castellamonte e, assistito da Don Angelo Bianchi, arciprete di Castellamonte, ha nuovamente celebrato la Santa Messa nella Cappella dell’Assunta, la prima funzione religiosa dopo circa un secolo di abbandono. La Cappella, che versava in stato di abbandono, è stata interamente restaurata grazie al bando Pnrr «Rigenerazione di piccoli siti culturali, patrimonio culturale, religioso e rurale». Il restauro, che restituisce alla collettività la Cappella del Castello, assume diverse valenze: da quella identitaria a quella spirituale, senza dimenticare l'aspetto culturale: il restyling ha permesso il recupero dell’inconsueto altare in tela dipinta, un trompe l’oeuil, unico esempio di «architettura effimera» in Canavese e nel Piemonte settentrionale, ideato e fatto realizzare da Amedeo di Castellamonte, il grande architetto dei Savoia autore della Reggia di Venaria.
Oggi, restituita alla collettività, la Cappella è nuovamente il punto focale del paesaggio di Castellamonte. Riprende anche la vita religiosa e spirituale, con la celebrazione della Messa, almeno una volta all’anno. «Da sempre la Cappella dell’Assunta domina il nostro paese. Da sempre dalla collina sovrasta e protegge Castellamonte. E ora torna a rivivere integralmente restaurata - ha spiegato Tomaso Ricardi di Netro, proprietario del Castello - In particolare il restauro ha portato alla “scoperta” del duplice intervento di Amedeo di Castellamonte, l’architetto dei Savoia, oggi particolarmente noto quale autore della Reggia di Venaria e proprietario di una parte del Castello. Sua è l’autografia della Cappella, prima solo ipotizzata, tra il 1647 e il 1662. E poi, l’altra novità di grande importanza storico-artistica: la macchina dell’altare realizzata da Amedeo come un grande fondale dipinto: un’ “architettura effimera”, una grande tela su cui sono dipinte le colonne, il timpano, i marmi. È il terzo esemplare in Piemonte, unico in Canavese e nel Piemonte settentrionale. Versava in uno stato di totale degrado e ora ha ripreso la sua completa leggibilità. Oltre a questo desidero sottolineare un secondo aspetto, cioè il ruolo della Cappella nella vita della comunità di Castellamonte. Infatti il Castello, che dà il nome al paese e al quale è annessa la Cappella, non svolgeva soltanto una difesa militare ma adempieva anche alla protezione spirituale. Le opere difensive sono infatti poste a nord della costruzione, meno visibili al primo sguardo, mentre l’elemento più evidente è proprio la Cappella con la sua facciata chiara, punto focale delle tre strade che convergono su Castellamonte: quella orientale da Ivrea, quella occidentale da Cuorgnè, e soprattutto quella a sud, da Rivarolo e da Torino. L’uso liturgico della Cappella tra Seicento e Settecento, derivante probabilmente da consuetudini medievali, sottolineava proprio questo aspetto. Le due grandi celebrazioni che vi si svolgevano, la festa del 15 agosto e quella dei Morti del 2 novembre, terminavano con l’esposizione del Santissimo e con la successiva benedizione al canto del Tantum ergo: un vero e proprio rito di protezione. Le lunghe e dettagliate relazioni delle visite pastorali, che abbiamo analizzate singolarmente, raccontano che dalla metà del Cinquecento alla fine del Settecento le confraternite, in rappresentanza di tutta la popolazione, salivano in processione alla Cappella e in ginocchio ricevevano la benedizione dall’Arciprete che così invocava la protezione celeste su tutto il paese. Poi la storia ha avuto un corso diverso: un lungo silenzio, fino al quasi abbandono degli ultimi decenni. Oggi, grazie al PNRR, la Cappella dell’Assunta ritorna a vivere, magnificamente restaurata e riconsegnata come luogo di culto e come luogo identitario della nostra comunità».
«Sono oltre 50 le persone che – magistralmente guidate dal progettista, Architetto Marialuce Reyneri di Lagnasco - hanno contribuito, ognuno con competenze e con azioni diverse, a questo lungo e complesso restauro, come riportato nella tabula gratulatoria. Alcuni - con mio grande piacere - sono castellamontesi, altri sono venuti da fuori a portare le loro capacità al progetto - ha specificato Tomaso Ricardi di Netro, che ha ringraziato il Vescovo di Ivrea, Daniele Salera, e l'arciprete don Angelo Bianchi, il sindaco, Pasquale Mazza, e l'amministrazione comunale di Castellamonte - Ad essi unisco nel ringraziamento i funzionari dell’assessorato alla cultura della Regione Piemonte che hanno seguito tutto l’iter amministrativo del bando. Con loro ringrazio la Soprintendenza alle Belle Arti per aver seguito con grande sensibilità il nostro progetto. A ciascuno e singolarmente va il ringraziamento mio e di tutta la mia famiglia: è stata un’azione corale che ha portato a un risultato di cui noi tutti possiamo essere fieri. Così la campana è tornata nel campanile, e i vasi di coronamento sono tornati a svettare sul timpano della facciata: riscoperti in antiche fotografie, sono stati ideati e realizzati da Roberto Perino. Ringrazio tutte le persone che mi hanno sostenuto in questa iniziativa con consigli e suggerimenti: in particolare le due persone, che desiderano restare anonime, che hanno contribuito ad arricchire la nostra Cappella. Ringrazio fin d‘ora tutte le Associazioni che si sono dichiarate disponibili alla futura valorizzazione della Cappella: sezione del Piemonte e Valle d'Aosta dell'associazione Dimore Storiche Italiane, Fai Fondo Ambiente Italiano delegazione del Canavese, associazione Costantino Nigra, Terra Mia e il Consorzio Operatori Turistici del Canavese».
«Oggi restituiamo la Cappella alla comunità: in primis perché restaurata nella facciata riprende la sua funzione di punto focale sopra il paese, e poi perché ritorna ad essere la protezione spirituale, dove verrà nuovamente celebrata la Santa Messa, ed infine assumerà una valenza culturale ospitando le iniziative culturali che continueranno a svolgersi nel Castello - ha chiosato Tomaso Ricardi di Netro - Il gioiello di Amedeo di Castellamonte avrà una nuova vita nel XXI secolo».