CUORGNE' - Quando un bambino o una bambina dicono «da grande farò il pilota» si pensa ad una persona dalla fantasia vivida ma che alla fine si troverà a fare un lavoro - come dire - normale. Invece Angelo Gays era un bambino con idee ben precise, che all'età di tre anni costruiva aeroplanini di legno e a trentanni teneva ben stretta tra le mani la cloche di un G91 delle Frecce Tricolori, fino a quel triste 2 giugno 1973 quando perse la vita in un incidente ritornando dal sorvolo sopra Roma per la Festa della Repubblica.
Nel 50esimo anniversario dalla morte, il Corsac (Centro Ricerche Studi Alto Canavese) ha voluto ricordare, nell'ambito di una serie di incontri che si tengono ogni venerdì presso la chiesa della Santissima Trinità di Cuorgnè, questo valoroso pilota nato a Valperga nel 1942 e morto trentunenne. Nel corso dell'incontro del 3 novembre il dottor Giovanni Bertotti, compagno di classe e grande amico di Angelo nonché presidente del Corsac ha presentato il suo libro «L'angelo che voleva mettere le ali».
La presentazione è stata preceduta dai saluti dei sindaci delle città di Cuorgnè, Giovanna Cresto, e di Valperga, Walter Sandretto, di fronte a un numeroso pubblico e a una delegazione dell'Associazione Arma Aeronautica di Ivrea e del Canavese. L'autore del libro ha sapientemente narrato la vita dell'uomo prima e del pilota poi, approfondendo la narrazione con aneddoti e fotografie. La serata è stata ulteriormente arricchita dagli interventi di alcuni amici e conoscenti di Angelo Gays che hanno evidenziato alcuni lati poco conosciuti del pilota, quasi conscio che la sua sarebbe stata una vita breve ma intensa. Una serata quindi ricca di storia e storie, un modo per conoscere più da vicino un grande canavesano. (P.r.)