IVREA - Il docufilm «Memorabilia - Una storia di famiglia» ha completato la post-produzione ed è pronto a debuttare nel circuito dei festival cinematografici. L'opera esplora l'epopea della ditta Paolo Morassutti, leader italiano negli anni '60 nel commercio di ferramenta e casalinghi, e la straordinaria storia della sua compagnia teatrale amatoriale interna, attiva ancora oggi.
Scritto, diretto e narrato da Giovanni Enrico Morassutti, regista, attore diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e discendente della famiglia, il film offre una profonda riflessione sulla distruzione del patrimonio umano e sociale causata dall’avidità finanziaria e sulla perseveranza dell'etica del lavoro mirato al benessere non solo familiare ma anche ad una profonda responsabilità verso i dipendenti a fronte delle avversità. La storica ditta venne infatti venduta negli anni ‘70 sotto pressioni mafiose del finanziere spregiudicato Michele Sindona.
Fondata a fine Settecento, la ditta Morassutti arrivò a contare oltre 2000 dipendenti e 40 punti vendita durante gli anni ‘70, promuovendo una cultura aziendale che andava oltre il profitto. Le filiali e i depositi della ditta erano diffusi in diverse città chiave, tra cui Milano, in Lombardia, e Alessandria, in Piemonte, territori che testimoniano la capillarità e l'impatto sociale dell'azienda.
Un elemento fondamentale nella realizzazione del film è stata la collaborazione con il CSC – Archivio Nazionale Cinema d'Impresa di Ivrea, che ha contribuito a recuperare e valorizzare la memoria storica dell'impresa mettendo in evidenza il contesto del boom economico del secolo scorso, e quella componente di elevazione sociale, miglioramento del tenore di vita e unione delle famiglie dei dipendenti della Morassutti.
«Il contributo dell'archivio mi ha permesso di contestualizzare la storia della ditta all’interno di un'epoca in cui esisteva un "capitalismo etico", come quello promosso dai miei antenati. Il mio obiettivo con Memorabilia è duplice: non solo ricordare il vissuto degli ex dipendenti, ma anche lasciare alle nuove generazioni una testimonianza di valori come rispetto, solidarietà e senso comunitario che, a mio avviso, stanno scomparendo. La 'famiglia' che si era creata all'interno della ditta sembrava non tenere conto dei confini geografici, e il teatro ha contribuito come un potente collante identitario. Il mio più grande desiderio è di portare il film nei cinema delle città che ospitavano le filiali, tra cui Milano e Alessandria, affinché questa memoria possa tornare a chi l’ha vissuta», dichiara il regista.








