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IVREA - Un romanzo «potente», capace di trasportare il lettore indietro nel tempo: fino alla seconda metà del X secolo, dove, tra intrighi, battaglie e questioni ideologiche, si intrecciano le storie del giovane Arduino, del chierico Ansprando e di una fanciulla di nome Anna. Ognuno di loro dovrà trovare la propria strada, ma la Storia ha un appuntamento con tutti loro. Questo è molto altro è racchiuso nelle 540 pagine di «Arduino e la Marca di Eporeia» scritto da Davide Polcari e pubblicato da Baima e Ronchetti.

Per il 45enne autore, appassionato di storia medievale, si tratta dell’esordio letterario: «Avevo scritto un romanzo da adolescente, negli anni tra la terza media e la prima superiore: un lavoro molto acerbo, che ho anche perso – racconta Davide Polcari, che su Facebook gestisce una pagina con più di 55mila follower e un gruppo con oltre 165mila iscritti – Era, già quello, un testo storico, ambientato ad inizio ‘800. E’, quindi, corretto dire che “Arduino e la Marca di Eporeia” è il mio primo vero romanzo. Nasce da alcune mie innate passioni: per la scrittura, per la storia e per l’inventare storie, cosa che facevo fin da ragazzo per gioco. Poi è stato determinante il mio interesse per il Canavese. I miei genitori si sono trasferiti a Banchette poco prima che nascessi, ma erano di Torino, quindi questo territorio non è stato subito “casa mia”. E’ stata la curiosità a farmelo scoprire un po’ per volta».

Come nasce questo romanzo? «Fin dai tempi del Liceo, quando mi cimentavo con brevi racconti, ho sempre avuto chiara in testa la sensazione che ci fossero storie importanti legate al nostro territorio da raccontare – aggiunge l’autore – Ho sempre pensato che non fosse necessario avere dei nomi “esotici” per rendere bello un romanzo. A tutti piace la leggenda del vichingo Ragnarr o del sassone Uthred, ma anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo storie italiane, piemontesi e locali altrettanto meritevoli. Arduino è una di queste. Mi ha sempre incuriosito. Mi sono chiesto perché non se ne parlasse tanto? Quando si dice Ivrea e Canavese, si citano subito Olivetti e il Carnevale, ma abbiamo anche una storia medievale bellissima. Mi è venuto voglia di raccontarla. Arduino colpisce, certamente, per il suo essere una sorta di ginestra leopardiana che si staglia contro le avversità e contro tutto e tutti. Sicuramente era un uomo di grande coraggio e carisma, capace di raccogliere intorno a sé un consenso quasi inaudito. E’ andato anche contro la Chiesa di potere, non contro la Chiesa in assoluto, ma contro quei vescovi scelti dagli Ottoni per controllare il territorio. Un personaggio contro il potere per stabilirne uno nuovo. E’ stato facile oggetto di una lettura risorgimentale, ma non è corretto. Il senso di popolo, di nazione in lui non potevano esserci ancora. Era un eroe ed era una figura molto complessa. Era, però, un uomo del suo tempo, non del nostro. Io l’ho inseguito. Ho esplorato le rovine di Sparone e ho pensato a come poteva essere subire un assedio in quegli anni. Ho raggiunto una casaforte medievale in Val Soana e ho immaginato come potesse essere la vita lassù mille anni fa. Mi è piaciuto raccontare degli anni di Arduino di cui non si sa nulla, perché questo romanzo si ferma quando diventa marchese, quindi niente assedio di assedio di Sparone. La vera difficoltà nel caratterizzarlo è stata quella di creare un personaggio tenendo conto della sua personalità come sarà dopo, ma con una sua storia: inventata, eppure coerente. Ho puntato sul suo volersi trovare un posto nel mondo, meritarlo con le proprie mani e difenderlo dagli altri».

«Arduino e la Marca di Eporeia» è stato presentato al Salone internazionale del Libro di Torino. «Scrivere per me non è mai stato faticoso – conclude Davide Polcari – E’ come leggere: si vive un’altra vita, avventura, storia, è una fuga a volte. La fatica, semmai, è trovare lo spazio nel quotidiano di un lavoratore, genitore e marito per dedicarsi alla scrittura. E’ stato più faticoso rileggere e tagliare. La stesura della prima versione di “Arduino e la Marca di Eporeia” è durata 365 giorni esatti, dal 2019 al 2020: un milione e 180mila battute. Circa il doppio della versione attuale. E’ stata una doccia fredda rendermi contro di doverlo “tagliare”. E’ stata dura. Dal 2021 al 2023 ci sono stati tagli, revisioni, rielaborazioni. Alla fine ho preso decisioni drastiche. Tuttavia, ho “tenuto duro” su una cosa. Questo romanzo ha tre storie che si intrecciano. L’editor – di cui ho seguito molti preziosi consigli – mi suggeriva di snellirlo e di abbandonarne due e concentrarmi su quella di Arduino, personaggio principale. Non mi convinceva. La caratteristica del libro è quella di raccontare tre storie di tre personaggi delle tre classi sociali dell’epoca feudale. Era un po’ il marchio di fabbrica, di cui volevo essere orgoglioso. Oltre ad Arduino ci sono così altri due protagonisti: un chierico e una contadina di ceto libero. Insomma: “bellatores”, “oratores” e “laboratores”. E’ bello che ci sia l’intreccio di questi tre elementi. Quasi una sorta di “Trinità”, come ebbe a scrivere in quegli anni il vescovo Adalberone di Laon».