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IVREA - Il Convento di San Bernardino a Ivrea, che fu Casa della famiglia Olivetti, sarà un nuovo Bene del Fai. Un grande progetto di recupero finanziato dal Ministero della cultura e da Compagnia di San Paolo per raccontare l'impresa di Adriano Olivetti nel luogo che fu la casa di famiglia. Dedicato a Giulia Maria Crespi nel centenario della sua nascita.

Il Convento di San Bernardino, che dal 1908 è stato la casa della famiglia Olivetti - di Camillo, di sua moglie Luisa Revel e dei loro sei figli -, dagli anni Cinquanta è divenuto sede del Gruppo Sportivo Ricreativo Olivetti, e tornerà a essere un centro culturale e ricreativo aperto a tutti. Un bene storico da visitare, di cui saranno conservate e valorizzate le testimonianze architettoniche e artistiche quattrocentesche, ma anche un luogo antico che racconta una storia moderna, che qui ancora nessuno racconta: la vicenda umana e familiare, culturale, politica e imprenditoriale di Adriano Olivetti, che ha segnato la storia del nostro Paese con sorprendenti echi di notorietà internazionale e straordinaria attualità. Un capitolo della storia d’Italia sarà riletto attraverso la vicenda di un indiscusso protagonista come Adriano Olivetti, che sarà raccontato, pur nel contesto delle vicende pubbliche, anche nel suo lato privato e familiare: umano, culturale e perfino spirituale. Il Convento, del resto, si presta perfettamente a questo racconto, poiché incarna appieno lo spirito olivettiano grazie alla sua capacità simbolica di integrare la visione industriale con la componente culturale, la tecnica con l’arte, l’antico con il moderno, ma anche la fabbrica con la famiglia e con l’uomo, la dimensione materiale con quella spirituale; per questo fu scelto come residenza da Camillo Olivetti e fu sempre conservato, rispettato e integrato nel successivo sviluppo della città di Ivrea, che fu affidato ai migliori architetti dell’epoca, tra cui Figini e Pollini e Ignazio Gardella, che lo definì “un centro di poesia della composizione urbanistica” e un fulcro della visione industriale di Adriano Olivetti, per cui “la fabbrica non è una macchina bruta, ma un posto dove lavorano gli uomini”.

Una storia da considerare in sé un bene culturale, patrimonio immateriale dell’Italia, da tutelare e tramandare alle generazioni presenti e future, com’è nella missione del FAI. Non un museo, ma un luogo in cui ricostruire e rileggere, insegnare e promuovere i principi e le idee che hanno formato Adriano Olivetti e guidato la sua impresa, e che possono essere ancora oggi esempio e modello di grande ispirazione per nuove imprese, per le generazioni future, e per le comunità di cittadini - come il FAI - che sentono ed esercitano il diritto e il dovere di contribuire concretamente, con consapevolezza e responsabilità, al bene comune: come fece Adriano Olivetti, e come fece, con analogo pionieristico slancio, con determinazione e sentimento, anche la fondatrice del FAI, Giulia Maria Crespi, cui questo 72° Bene del FAI è dedicato, in virtù della profonda sintonia di ideali culturali e civili.

Il racconto si svolgerà all’interno del Convento in un suggestivo percorso multimediale di narrazione tramite proiezioni immersive e attraverso spazi appositamente allestiti con documenti originali, oggetti personali e d’archivio, per rievocare la funzione di casa e lo stile di vita della famiglia, riflesso della cultura e di un rigore morale ed etico di stampo religioso, eppure profondamente laico. Negli altri ambienti saranno realizzati servizi di accoglienza del pubblico, spazi destinati ad attività didattiche, in particolare per le scuole, ma anche luoghi di ricreazione culturale e non: da ambienti multifunzionali per incontri, lezioni, conferenze e piccole mostre temporanee a spazi per lo sport e il gioco, che saranno tutti ripristinati - i tre campi da tennis e gli otto di bocce, la sala biliardo all’interno e all’esterno il percorso vita sul Monte Navale -, da un negozio FAI a un caffè con ristoro.

Il Presidente del FAI Marco Magnifico ha dichiarato: «A Giulia Maria Crespi, nel centesimo anno dalla nascita, il FAI ha deciso di dedicare questa sua nuova impresa nella consapevolezza dell’unità di atteggiamento, di spirito e di intenti che, pur senza mai essersi conosciuti e facendo parte di due generazioni diverse seppur assai contigue, lega la sua figura a quella di Adriano Olivetti, che come lei ha fatto bene all’Italia e agli italiani. Due figure egualmente mosse da un rigore morale e da un travaglio interiore e spirituale che li spinse (per non dire obbligò) tutta la vita a dedicare le proprie forze migliori a far bene alla Comunità».

Maria Enrica Danese, Direttrice Institutional Communication, Sustainability & Sponsorship di TIM, ha sottolineato: «Con la nostra donazione al FAI del Complesso di San Bernardino, un’area di oltre 40.000 mq che include spazi boschivi e ricreativi, abbiamo voluto far diventare patrimonio del territorio, ossia accessibile al pubblico, un bene unico sotto il profilo artistico e culturale. Sono molte le iniziative che stiamo mettendo in campo per la valorizzazione dei beni artistici e culturali italiani, la maggior parte delle quali ci vedono impegnati sul fronte delle tecnologie e dei servizi per la loro digitalizzazione. Questa volta era necessario partire da un progetto di recupero, restauro e gestione dell’accesso del pubblico e in questo senso il FAI rappresenta per TIM il partner d’eccellenza, in quanto da sempre impegnato nel restituire alla collettività le grandi bellezze italiane. Siamo infatti convinti che la sfida dello sviluppo del nostro Paese debba passare necessariamente per il mondo della cultura attraverso progetti come quello del Complesso che partono da risorse pubbliche e private e si sviluppano attraverso un modello virtuoso di gestione economica. Essere parte di questa iniziativa oggi ci rende particolarmente orgogliosi».

Beniamino de' Liguori Carino, Segretario Generale della Fondazione Adriano Olivetti e nipote di Adriano, ha così commentato: «Così come avvenuto per il riconoscimento UNESCO di Ivrea Città Industriale del XX Secolo e coerentemente con i 60 anni della storia della nostra istituzione, anche per questo ambizioso progetto la Fondazione Adriano Olivetti è impegnata affinché il lascito culturale e valoriale olivettiano rappresentino il presidio simbolico e soprattutto duraturo di un'idea di mondo nuovo costruito attorno all'identità tra progresso materiale, valori spirituali ed etica della responsabilità. E perché rappresentino per la città di Ivrea un’opportunità di nuovo sviluppo. E di questo, ancora una volta, siamo molto orgogliosi».

Matteo Chiantore, Sindaco di Ivrea, ha dichiarato: «Ringrazio tutti i soggetti che a vario titolo hanno contribuito e contribuiranno alla realizzazione di questo progetto di eccezionale valore. Il recupero della chiesa, con i suoi straordinari affreschi, del convento e dell’area sportiva offrirà una grande opportunità per promuovere il sito Ivrea Città Industriale del XX Secolo restituendo questi luoghi ai visitatori e agli eporediesi. Il riconoscimento UNESCO sarà lo strumento principale attraverso il quale promuovere un’immagine nuova della nostra Città e la valorizzazione di quest’area renderà ancora più completa la fruizione del nostro patrimonio culturale materiale e immateriale».

Foto e video a cura del Fai.