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OZEGNA - Quattro secoli tra fede, arte e storia. In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2024, sono in programma delle aperture straordinarie del Santuario della Madonna del Bosco di Ozegna. Sarà l'occasione giusta per visitare la chiesa, accompagnati da esperti, soffermandosi sia sugli aspetti storici che su quelli artistici.

L'appuntamento è fissato per sabato 28 settembre 2024 dalle ore 15 alle 18 e per domenica 29 settembre 2024 dalle ore 10 alle 12 e dalle 15 alle 18. Il percorso si completa con l’accesso e la visita accompagnata alla mostra etnografica «C’era una volta» e all’esposizione «Racconti di ex-voto». Per l’occasione verrà eccezionalmente esposto e illustrato il «Libro d’ore», esemplare unico redatto nel XVIII secolo nella biblioteca dell’annesso Convento dei frati francescani minori. 

Il Santuario sorge a circa due chilometri dal centro abitato, in zona isolata ma facilmente  raggiungibile, sul luogo dove, il 21 giugno 1623, Guglielmo Petro ebbe la visione  della Madonna, in seguito alla quale guarì da una grave forma di afasia che gli impediva di parlare. In seguito al fatto miracoloso venne eretto un santuario. La realizzazione dell’edificio  principale e della cappella, dove si verificò la seconda apparizione, avvenne nell’arco di  circa due anni. Il terreno era stato donato dai proprietari, i Conti di San Martino, signori del  feudo. Si aggiunse al santuario, un convento e l’intero complesso venne donato (con  apposito atto notarile nel 1625) ai Padri Riformati di San Francesco. Questi si occuparono  di abbellire l’interno della chiesa sistemandovi tre altari lignei. La consacrazione della  chiesa avvenne solo nel 1662 con l’intervento di Mons. Giovanni Battista di San Martino, vescovo di Losanna.  Santuario e convento divennero centro della vita religiosa, e non solo, della zona perché i frati francescani provvedevano ai bisogni  spirituali degli ozegnesi e degli abitanti dei paesi vicini.

Il complesso venne chiuse nel 1802 in seguito all’ ordinanza napoleonica che sopprimeva  gli ordini religiosi e alienava i beni in loro possesso vendendoli a privati. Solamente nel  1873 il parroco don Lorenzo Coriasso riscattò il santuario e parte del convento, pagando di 
tasca sua e cedendolo poi alla parrocchia ozegnese. La chiusura, l’allontanamento dei  frati, il passaggio a privati ha purtroppo determinato la perdita di quasi la totalità dei  documenti relativi al santuario che erano custoditi nella biblioteca del convento. Sotto l’aspetto architettonico, la chiesa rappresenta un bell’esempio di primo barocco  piemontese, soprattutto negli altari lignei particolarmente elaborati. Esperti hanno formulato  l’ipotesi che la parte di ebanisteria possa essere opera di intagliatori originari della Valtellina  mentre le pale d’altare siano state eseguite da qualche confratello esperto di pittura.  Particolare interesse suscita la pala dell’altare laterale destro. Rappresenta la visione di  Gesù Bambino a sant’Antonio da Padova.