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PONT CANAVESE - La comunità di Pont Canavese ha ricordato, venerdì 24 gennaio 2025, Natalina Monteu Saulat, unica donna tra gli 87 deportati del paese durante la seconda guerra mondiale. Nel corso della mattinata, in cima alla scalinata dell’allea di piazza Craveri, si è tenuta la posa della pietra d’inciampo per la giovane sopravvissuta agli orrori di Ravensbrück, ma poi morta a neanche 21 anni nel 1947 a seguito delle sevizie subite, e lo scoprimento di una targa in memoria degli ex internati pontesi nei lager nazisti. In serata, invece, il salone polifunzionale ha aperto le sue porte per un partecipato momento conclusivo dell’iniziativa organizzata in occasione del Giorno della memoria.

Particolarmente toccante il messaggio di Franca Bettassa, cugina di Natalina Monteu Saulat, letto da Maria Grazia Trucano, che ha magistralmente condotto l’appuntamento insieme a Marino Tarizzo, presidente dell’Anpi locale. «Ho conosciuto la storia di Natalina in età adulta, come un fulmine a ciel sereno un bel giorno, davanti ad un loculo ho sentito da mia mamma il racconto delle sue vicissitudini – ha spiegato Franca Bettassa - La foto è quella di una bella ragazza semplice con l'aria matura. La parola scritta in calce dice "internata" e lì rimango inchiodata a leggere e rileggere e cercare di metabolizzare. Come è stato possibile, cosa ha provato, passato e sofferto? Una giovane ragazza sottoposta ad ogni sorta di angherie, umiliazioni, torture fisiche e morali, in nome di cosa? Come donna non riesco neanche ad immaginare quello che ha passato perché la mente si rifiuta, nessuno ripeto nessun essere umano dovrebbe essere sottoposto a cose così aberranti».

«Sono stata a Berlino parecchi anni fa ed avevo visitato un campo minore, appena fuori Berlino – aggiunge Bettassa - Chi ha visitato questi campi, minori o no, non può dimenticare. Ma quanto sono andata vicina a dove era stata lei senza saperlo! Eppure, nonostante tutto, ha avuto la forza di tornare per morire, perché troppo compromessa fisicamente, ma almeno i suoi cari hanno avuto un posto in cui andarla a trovare, un posto in cui la pietà umana può esprimersi. Da quando ho saputo della sua storia, non manco mai (quando visito il cimitero di Pont) di passare da lei, e quella parola "internata" è un pugno nello stomaco, è difficile da accettare. Il ricordo di questi avvenimenti è importante per tenere in vita la memoria da tramandare, da scrivere, è un dovere perché sappiamo tutti perfettamente che queste tragedie, con manifestazioni e forme diverse, ci sono state, ci sono e ci saranno in futuro».

Durante la serata, alla presenza dei sindaci di Pont, Castellamonte e Alpette, Paolo Coppo, Pasquale Mazza e Pio Graziano Goglio, ha regalato forti emozioni anche l’applaudita esibizione del trio canoro «Anna, Doriana e Michele». L’attenzione del folto pubblico in sala è poi stata rapita dalla presentazione del libro «Natalina – Una storia breve» scritto da Marino Tarizzo e dall’intervento della storica e consigliera Aned, Elena Cigna, che ha illustrato la tematica della deportazione con un particolare focus su quella femminile. Tutta la manifestazione è stata realizzata dall’Anpi locale con la Società operaia di mutuo soccorso, l'Associazione Tellanda e Ij Canteir, la collaborazione del Comune, il contributo dell'Aned e il patrocinio della Città metropolitana di Torino.