PONT CANAVESE - Oggi, domenica 5 ottobre 2025, Pont Canavese ha celebrato la tradizionale Transumanza, un evento che ha trasformato il paese in un palcoscenico vivente di storia, natura e comunità. Dalle prime luci dell’alba fino al tardo pomeriggio, mandrie e greggi, accompagnati dai loro pastori, attraversano le vie del borgo, portando con sé il suono dei campanacci e l’odore della montagna. La Transumanza di Pont Canavese non è solo una festa: è l’occasione per riscoprire un rito che unisce passato e presente, natura e cultura, comunità e territorio. Partecipare significa immergersi in una tradizione che racconta la storia di un popolo legato alla terra e ai suoi ritmi, un’esperienza che lascia un segno profondo nel cuore di chi vi prende parte.
Centinaia di animali avanzano lentamente lungo sentieri antichi, accompagnati dai pastori che conoscono ogni curva di bosco, ogni asperità di collina, ogni altipiano. Non è una rievocazione né uno spettacolo: la transumanza è vita. È un gesto antico, che ancora oggi insegna a muoversi con lentezza, a rispettare i ritmi della terra e a coltivare un equilibrio tra uomo, animale e natura. Dal latino trans humus, “attraversare la terra”, la transumanza ha plasmato paesaggi e comunità. È un viaggio stagionale, regolato dalle stagioni e dal clima, che porta il bestiame verso i pascoli freschi d’alta quota in primavera e lo ricondurrà a valle in autunno. Non ci sono date fisse: esistono solo i ritmi della natura e la pazienza dei pastori, che scandiscono il tempo con la fatica del cammino.
In Italia, dalla Valle d’Aosta alla Basilicata, dalle Alpi agli Appennini, la transumanza ha lasciato tracce profonde: tratturi larghi come strade, regole di passaggio, storie e leggende tramandate lungo i percorsi. Oggi questi stessi tratturi possono diventare percorsi aperti al pubblico, come a Pont Canavese, dove camminatori e curiosi possono seguire il ritmo lento delle mandrie, ascoltare i racconti dei pastori e riscoprire un legame antico con la terra. Ma la transumanza non è solo storia: è cultura, biodiversità e sostenibilità. Mantiene aperti i paesaggi, favorisce la ricchezza della flora e della fauna, produce alimenti genuini e ci ricorda che il progresso non si misura solo in velocità o tecnologia, ma nella capacità di vivere in armonia con il mondo naturale, rispettando cicli e tempi di ogni essere vivente.
La transumanza è anche un insegnamento sociale: insegna cooperazione, trasmissione del sapere e senso di comunità. Le mandrie, i pastori e i villaggi lungo i tratturi formano una rete di relazioni che collega generazioni, culture e territori. È la memoria collettiva che si muove insieme agli animali, un filo invisibile che lega il presente al passato e la vita quotidiana al ritmo del mondo naturale. In un’epoca dominata dalla fretta, dalla tecnologia e dalla distanza dalla natura, la transumanza ci invita a fermarci. A osservare, camminare, ascoltare. Ci insegna che il valore del tempo non si misura solo in produttività, ma anche nella lentezza, nella pazienza e nella cura. Che l’identità di un popolo, la sua storia e le sue radici, si conservano camminando lungo le vie percorse dai nostri antenati.
Partecipare alla transumanza oggi significa fare esperienza di un dialogo millenario tra uomo e terra, imparare a rispettare la natura e riconoscere la bellezza della fatica condivisa. È un viaggio che parla di sostenibilità, memoria e armonia: una lezione antica eppure più che mai attuale, sulla vita che scorre al ritmo della terra e sul valore profondo di camminare insieme lungo i sentieri della nostra storia, radicati nel passato ma proiettati verso un futuro in equilibrio con l’ambiente e la cultura. (Giorgio Cortese)
Grazie a Gigi Querio e Maurizio Buracco per le foto








