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RIVAROLO CANAVESE - La Delegazione FAI di Ivrea e Canavese e il Gruppo Giovani offrono ai visitatori delle Giornate Fai di Autunno 2023 la riscoperta di  un «tesoro» pittorico che lega Ivrea e Rivarolo attraverso il pittore Giovanni Martino Spanzotti (1455-1528). 

Si inizia a Ivrea con la Chiesa e il Convento di San Bernardino (aggiuntosi pochi mesi fa al patrimonio del FAI) e a Rivarolo con l’affresco nella Chiesa di San Francesco, insieme alla seicentesca Chiesa della Confraternita dei Santi Rocco e Carlo Borromeo e alla Sala Consiliare del Comune (un tempo Palazzo Lomellini) contenente una  mostra di importanti manoscritti e documenti antichi della comunità locale. Un Canavese colmo di tesori artistici proposti dal Fai. A Ivrea, si accede dal Visitor Center di via Jervis 11 in collaborazione con Icona e Ico-Impresa Sociale e la gloriosa Associazione Spille d’Oro. La narrazione è curata dagli apprendisti Ciceroni, cioè gli studenti del Liceo Classico Botta, del Liceo Scientifico Gramsci e del Liceo Artistico Faccio di Castellamonte che accompagneranno i visitatori a piccoli gruppi attraversando il Salone dei Duemila e salendo alla Chiesa per scoprire  l’incanto del famoso tramezzo della “Vita e Passione di Cristo” capolavoro quattrocentesco di Giovanni Martino Spanzotti.    

A  Rivarolo i tre siti per le Giornate FAI  verranno illustrati dagli studenti del Liceo Aldo Moro e dell’Istituto Superiore 25 Aprile-Faccio.  Si inizia dalla Sala Consiliare del Comune (via Ivrea 60 sabato aperta dopo le 11) dove saranno disposti nel salone affrescato, complemento dell’antico Palazzo Lomellini di un tempo, documenti antichi dei secoli scorsi, specchio storico delle cronache del tempo passato della comunità di Rivarolo. La Chiesa della Confraternita dei Santi Rocco e Carlo Borromeo in piazza Garibaldi (via Ivrea) di epoca seicentesca, conserva al suo interno una pala d’altare (1775) del vercellese Molinari collocata nell’abside della chiesa sopra gli stalli lignei dei confratelli. Per quanto ne riguarda la realizzazione non si hanno notizie precise, tuttavia il Palma,  in un suo scritto del 1778,  sostiene che furono realizzati in quel medesimo periodo.

Chiesa e Convento di San Francesco d’Assisi
La tradizione vuole che il convento sia stato fondato nel 1215 dallo stesso santo di Assisi su un terreno offerto in dono dalla famiglia dei Conti di San Martino. Numerose e ricche donazioni dei Signori del Canavese, in genere per avere la possibilità di essere sepolti nella chiesa o per costruire cappelle a questo scopo, resero questo Convento uno dei più prosperi del Piemonte.  Il Convento appartenne, fino alla soppressione, ai Frati Minori Conventuali (saio nero). Nel XV secolo la chiesa fu molto ampliata e ristrutturata; furono costruiti il campanile e il chiostro vecchio, recuperando in parte le strutture esistenti, e furono eseguiti gli affreschi che, probabilmente secondo l'uso del tempo, coprivano tutte le pareti. La facciata tardo cinquecentesca, dalle linee severe e reminiscenze classiche nell’alternanza degli ordini architettonici, presenta un disegno semplice, scandito in altezza in due ordini divisi da una ampia cornice e coronati da un semplice timpano di forma triangolare. La scansione verticale avviene mediante lesene, nel primo ordine doriche, nel secondo con capitello a volute, che, raddoppiando in corrispondenza della navata centrale, sottolineano  in modo deciso il portone d’ingresso e la soprastante finestra. Due volute servono come elemento di raccordo fra la porzione di facciata centrale più alta e le parti laterali.

All’interno, dell’originario edificio quattrocentesco, si possono ancora ammirare la sacrestia gotica affrescata (XIV secolo) e l’“Adorazione del Bambino”, una delle più importanti realizzazioni del pittore casalese Giovanni Martino Spanzotti, recentemente restaurata dal Lions Club di Rivarolo e di poco precedente quella di San Bernardino di Ivrea. Dopo un vasto ampliamento nel seicento, nel Convento fu realizzato il chiostro grande, mentre nel secolo successivo furono aggiunte nuove modifiche alla struttura, all’arredo e alla decorazione. Notevole viene considerata la sua opera assistenziale nei confronti dei bisognosi oltre a una Scuola di Filosofia e altre opere pie per la comunità locale.
Il Convento, soppresso da Napoleone nel 1802, nel 1808 fu ceduto al Comune di Rivarolo che vi sistemò il collegio - convitto e diversi uffici pubblici.  Con la restaurazione passò al demanio e nel 1821 il Re Carlo Felice lo affidò alle Monache Orsoline della SS. Annunziata, congregazione che lo tenne fino al 1950 quando confluì nelle Suore Giuseppine di Torino; attualmente è di proprietà della Diocesi di Ivrea e ospita l’Istituto “SS. Annunziata” e le suore “Maria Stella del Mattino”.

Insediatesi nel convento, le suore Orsoline intervennero pesantemente sul complesso e sulla chiesa dove, per preservare la clausura, costruirono il muro che attualmente divide lo spazio della chiesa dal coro dei monaci in corrispondenza dell’altare maggiore. Sempre le suore ampliarono gli spazi secondari della chiesa con ambienti che sono andati ad intaccare l’unitarietà dello spazio del chiostro antico.
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