SAN COLOMBANO BELMONTE - Questa mattina si è tenuta a Sale, frazione di San Colombano Belmonte, la tradizionale commemorazione dei Partigiani caduti nella storica battaglia svolta nella piccola borgata il 31 luglio del 1944. Le celebrazioni sono state organizzate dalla sezione Anpi di Cuorgnè in collaborazione con i Comuni di Canischio, Prascorsano e San Colombano. Presenti i musici della Filarmonica di Canischio e Prascorsano, diversi sindaci e amministratori del territorio, il presidente dell’Unione Montana Val Gallenca, Piero Rolando Perino, il comandante dei carabinieri di Cuorgnè, il maresciallo Gian Marco Altieri, e Roberto Rizzi, presidente della sezione cuorgnatese dell’Anpi. A fare gli onori di casa ci ha pensato Vladimir Chiuminatto.
Prima della deposizione della corona di alloro al Monumento ai caduti sono state le parole della 13enne Carlotta, giovane studentessa canavesana, a regalare emozioni e far riflettere: «Ancora oggi ci sono persone che discriminano per la razza, colore della pelle e religione. L’importante è non giudicare solo dalle apparenze. Siamo tutti esseri umani con gli stessi diritti e doveri. Dovremmo essere guidati dal principio di uguaglianza e rispetto reciproco. A noi ragazzi della generazione Z dicono che studiare la storia serve per ricordare e non ricommettere gli errori del passato. Allora perché nel 2023 esiste ancora la guerra? I civili devono scappare dalla loro terra? Noi italiani siamo fortunati perché viviamo in un contesto civile e democratico che predilige la libertà. Non è così oggi in altri Paesi dove questi diritti non vengono rispettati togliendo il futuro a tante persone e soprattutto bambini che stanno vivendo l’orrore della guerra. Speriamo che questo obbrobrio si concluda presto e nel migliore dei modi e torni a regnare la pace».
«Simbolicamente è come se celebrassimo oggi la nascita della Repubblica. Di uno Stato libero e democratico - ha aggiunto il vicesindaco di San Colombano, Vittorio Boccardo – Come non condividere le parole di Pietro Calamandrei, uno dei padri costituenti della Costituzione italiana: “La Repubblica e la sua Costituzione sono un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”. La nostra Costituzione che va rispettata, insegnata e difesa. Ai combattenti che per ragioni anagrafiche sono ormai pochissimi, ai nostri padri e madri, a coloro i quali hanno vissuto quei terribili momenti dobbiamo la celebrazione di queste fondamentali ricorrenze. Lo dobbiamo alle donne e agli uomini protagonisti degli anni difficili della guerra, del dopoguerra e della ricostruzione della nostra Patria. E’ questa la priorità del paese unitamente alla tutela dei diritti fondamentali dei cittadini e di tutte le persone presenti sul territorio nazionale. Dobbiamo diventare tutti insieme costruttori di pace e di libertà. Tutti insieme dobbiamo credere in questi ideali e tramandarli alle future generazioni».
«Il popolo è sempre e soltanto la vera vittima di ogni dittatura e guerra – ha concluso Roberto Rizzi – Come non rammentare, oggi in un giorno di festa, la spaghettata antifascista dei fratelli Cervi. Varrebbe la pena ricordare la pasta è il nostro alimento identitario che connota la nostra cucina in tutto il mondo era detestata dal Fascismo. Il manifesto della cucina futurista Tommaso Marinetti sosteneva addirittura l’abolizione della pastasciutta, accusata di provocare fiacchezza, pessimismo, attività nostalgiche e neutralismo. Per questo bisogna fare sempre di più la pastasciutta antifascista. E’ fondamentale la memoria e non dimenticare, come dimostrato in Spagna dove la sconfitta della formazione Vox ha ribadito che gli iberici non ha scordato la dittatura di Franco. Sapremo noi italiani ricordare chi è stato Mussolini e il suo regime per l’Italia? Me lo auguro davvero».