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Due miliardi di euro: tanto varrebbe il business che si è creato intorno al padel, il gioco del momento, quello che ha stracciato tutti gli altri sport di racchetta. Una cifra impressionante che significa un mercato floridissimo di attrezzature, eventi, retail e impianti che nascono come funghi in tutto il mondo, attualmente stimati in 85mila.

Cifre certificate dal “Global Padel Report”, ricerca congiunta di Monitor Deloitte e Playtomic, secondo cui il censimento dei campi in Italia nel gennaio di quest’anno indicava 6.470 strutture, con un incremento di quasi 2000 nel giro di un anno appena.

L’Italia, nella padel-mania svetta: siamo secondi soltanto alla Spagna, che di campi ne vanta 15.300, e precediamo la Svezia, dove le strutture sono ferme da tempo a 4.200. Anche se la situazione nel paese nordico è il primo sintomo di una regressione probabilmente dovuta ad una crescita fuori controllo che si sta esaurendo. A ruota in Europa arrivano Regno Unito, Francia e Germania, paesi che secondo le stime nei prossimi anni conosceranno una crescita esponenziale.

In realtà, il padel non è affatto uno sport nuovo, ma una riscoperta del passato. A idearlo, nel lontano 1972, era stato Enrique Corcuera, ricchissimo appassionato di pelota basca che nella sua villa di Acapulco aveva pensato di far alzare i muri per evitare la noia di raccogliere le palline lungo i prati della sua residenza. Da lì, arriva l’idea di considerare i muri parte integrante del terreno di gioco, dando il via a quella che ancora oggi è la regola principe che distingue il padel dal tennis, oltre alle misure del campo (più piccolo) e al regolamento che non prevede l’incontro tra singoli giocatori ma sempre in coppia.

In Italia, la F.I.G.P. (Federazione Italiana Gioco Padel) nasce nel 1991, allora con l’obiettivo di far conoscere e rendere popolare lo sport anche da queste parti. La svolta arriva nel 2008, quando la disciplina viene riconosciuta in modo ufficiale dal CONI.