In Italia c’è più gente che scrive di quella che legge. Siamo un Paese anomalo, pieno di gente convinta di aver avuto una vita così straordinaria che vale la pena farla finire sulle pagine di un libro, oppure inventori con una storia finita nel cassetto così forte da far sparire di colpo Tolstoj, Shakespeare, Joyce e Dostoevskij.
Ma messa da parte l’ironia, la situazione dell’editoria italiana è preoccupante assai, a dar retta ad uno studio “Nomisma” che basandosi sui dati Istat è arrivato ad una conclusione allarmante: il 30% dei libri pubblicati non vende neanche una copia. Il calcolo è stato realizzato sui volumi usciti nel 2022 con le librerie indipendenti riunite nella “CAT” (Centro Assistenza Tecnica), di cui neanche 35mila hanno raggiunto il traguardo delle 10 copie vendute. Probabilmente quelle di mamma, papà, un paio di zie e qualche amico che proprio non poteva farne a meno per questioni di quieto vivere.
Non è un caso, se il numero di case editrici nel nostro Paese ha subito un calo drastico, passando da 5.491 nel 2012 a 4.623 nel 2021, questo malgrado la produzione di libraria abbia registrato una crescita dal 2016, con un vistoso calo nel 2020, seguito ad un vero boom del 2019, con 86.475 libri pubblicati.
A cambiare in modo drastico sono i canali di acquisto: se nell'anno del lockdown era aumentato l’online, nel 2022 le librerie hanno vissuto un rimbalzo. Nel complesso, negli ultimi 11 anni il numero di lettori italiani, è passato dal 46,8% del 2010 al 40,8% del 2021.
Dallo studio emerge ch un lettore su due nell'ultimo anno ha letto tra i due e i cinque libri, con percentuali maggiori di gialli (58%) e thriller(52%).