In occasione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, a Venezia è tempo di tappeti rossi e prime donne, ma quali sarebbero le star se fossero le quattro ruote a passare sotto i riflettori del Lido di Venezia?
Quanti km di passerelle servirebbero per far sfilare tutte le “dive” automobilistiche che hanno rivestito ruoli di primo piano al cinema? Probabilmente un’infinità. E se rispondere a questa domanda è pressoché impossibile, certo è che ogni auto d’epoca impressa nell’immaginario collettivo ha fatto la sua comparsa in almeno un film celebre della storia.
Car & Classic, la piattaforma online dedicata ai veicoli d’epoca, ha riunito in una ricerca le principali vetture del passato che hanno sbancato al botteghino facendo sognare intere generazioni di spettatori. A cominciare da un film d’Oltralpe, “La Piscine”, forma di tributo ad Alain Delon, scomparso il 18 agosto. Nel lungometraggio, che ha dettato i canoni estetici dell’epoca con due giganti come l’attore francese e Romi Schneider nei panni dei protagonisti, completa il tripudio di bellezza e di charme una Maserati Ghibli prima serie, irresistibile nel color ruggine. Il modello risale allo stesso anno del film, che porta la firma di Jacques Deray alla regia: il 1969.
Ma pensando all’abbinamento tra auto e cinema, il primo pensiero non può che correre all’Aston Martin DB5 di James Bond e a un altro caposaldo come la DeLorean DMC-12 di “Ritorno al Futuro”. E che dire di altri due successi planetari come il “Duetto” de “Il Laureato”(1967) e della Mercedes R/C 107 di “American Gigolò”? La prima, al secolo Alfa Romeo Spider, è forse tra le vetture italiane più amate almeno quanto è semplice da gestire e mantenere grazie anche a pezzi di ricambio facilmente reperibili. Anche la Stella di Stoccarda, con la sua inossidabile qualità teutonica, non passa mai di moda, sia come roadster sia in versione Coupé.
Un altro esempio lampante a proposito di ruote cinematografiche è il Maggiolino, quello “tutto matto” che aveva vita propria nel film di Robert Stevenson del 1969? Tra le auto più diffuse al mondo, la Volkswagen Typ 1 ancora oggi continua a essere un best seller.
La Mini è un’altra classica che non smetterà mai di fare breccia nei cuori degli automobilisti di tutto il mondo. Commercializzata da diverse case automobilistiche dal lancio nel 1959 agli anni Duemila, svetta in un titolo su tutti: “The Italian Job” (1969), con il leggendario inseguimento delle piccole inglesi lanciate come schegge nel centro di Torino e la polizia italiana alle calcagna.
Una rassegna di auto rese intramontabili dalla settima arte non può dimenticare la Convertibile – o la Spider, a seconda della versione che si preferisce – della mitica Lancia Aurelia B24. Capolavoro di Pinin Farina, è universalmente considerata una delle auto più belle degli anni Cinquanta ed è esaltata dalla maestria di Dino Risi nell’indimenticabile “Il sorpasso”, ritratto tragicomico dell’Italia del boom economico.
In tema di grandi classici cinematografici, altri due capisaldi italiana passati alla storia sono “Ladri di Biciclette” (1948) di Vittorio De Sica e “Viaggio in Italia” (1953) di Roberto Rossellini, con Ingrid Bergman. In entrambi compare l’Alfa Romeo 1900, la prima Alfa a scocca portante nonché la prima auto prodotta, dal 1950 al 1959, in una catena di montaggio dal marchio milanese.
Meno pregiata ma non meno carica di contenuti tecnici e, non ultimo, di simpatia, è poi l’Autobianchi Bianchina che il ragionier Ugo Fantozzipossedeva in versione 4 posti. Impossibile non menzionarla in ambito di cinema tricolore.
Continuando sul filone comico, ha assunto il ruolo di emblema della media borghesia italiana la Fiat 125 Berlina, nata nel 1967, su cui viaggiavano i quattro compari di “Amici Miei”, capolavoro del 1975 firmato da Mario Monicelli.
Un capitolo a parte meritano poi le auto celebrate da un mostro sacro della risata come Carlo Verdone: c’è l’Alfasud in arrivo dalla Germania di Pasquale Ametrano, ma sventurata protagonista in “Bianco Rosso e Verdone”, e c’è la Fiat Dino Spider di “Un Sacco Bello”, solo per citare due tra le presenze più iconiche.
C’è stata poi in tempi più recenti, fra i film del regista romano, la mitica Citroen Mehari di “Benedetta Follia” (2018). Il Mehari, grazie alla sua indistruttibile struttura e alla robustezza, è ancora oggi gettonatissimo come perfetta “spiaggina”.
Andando ancora più indietro nel tempo, arriva la Fiat 600 Multipla in molti lungometraggi degli anni Cinquanta e Sessanta, tra i quali “Totò, Peppino e la Malafemmena” e “Il Medico della Mutua” con Alberto Sordi.
L’Alfa Romeo Giulietta Spider 1300 spicca tra le auto che compaiono nel film cult per antonomasia dell’Italian Style nel mondo, “La Dolce Vita” di Federico Fellini (1960). Nelle mani di un seduttore come Marcello Mastroianni la bellezza della “Fidanzata d’Italia”, come fu soprannominata la vettura quando uscì, nel 1955, è esaltata all’ennesima potenza.
Altra protagonista de La Dolce Vita, la Triumph TR3 è un modello sempre in auge: una piccola spider che conquista con il suo fascino e sprizza simpatia da tutti i pori. Godibilissima d’estate, è facile da mantenere e da guidare grazie alla sua agilità.
La Fiat 508, meglio conosciuta con il nome Balilla, appare in gran numero in “Amarcord” (1973), altro capolavoro di Federico Fellini. Del resto, a partire dal 1932, quando fu lanciato, il modello ha permesso la prima motorizzazione di massa del Paese grazie alla sua enorme diffusione. Tanto da arrivare anche in America, tra i fotogrammi de “Il Padrino” di Francis Ford Coppola (1972).
Uno dei simboli più amati dell’Italia delle quattro ruote, la Fiat 500 è stata prodotta tra il 1957 e il 1975 e arruolata in innumerevoli film, tanto da rendere praticamente impossibile ricordare la moltitudine di pellicole in cui recita più o meno a soggetto. Tra gli ultimi successi, il cartone animato “Lupin III. The First” e una miriade di serie Tv fra le quali, una su tutte, l’amatissima “Don Matteo”.
La Fiat 850 Spider, gioiellino di design opera di Giorgetto Giugiaro, dopo il lancio nel 1965 appare in molte pellicole, tra le quali “L’automobile”.La protagonista era Anna Magnani che, nel 1971, sfoggiava orgogliosa la sua scintillante Spider gialla per le strade di Roma come simbolo di emancipazione e indipendenza femminili. Tra gli altri titoli che celebrano il modello, tutti del 1966, vanno citati “Le Fate”, con Monica Vitti, “Signore e Signori” di Pietro Germi e “Scusi, lei è favorevole o contrario?” con la firma di Alberto Sordi alla regia.
Con il suo 4 cilindri a V stretto di 1090cc, la Lancia Appia, nata nel 1953, compare, fra gli altri, ne “I Soliti Ignoti” di Mario Monicelli (1958). Un’ammiraglia Lancia dalla bellezza senza tempo, celebrata anche da un maestro dell’estetica come Michelangelo Antonioni in “La Notte”. Vera icona del lusso anni Cinquanta e Sessanta, era disponibile in versione berlina, coupé e cabriolet.
Quentin Tarantino ha scelto la De Tomaso Mangusta, supercar realizzata dall’impreditore e pilota argentino Alejandro De Tomaso per il suo “Kill Bill vol. II”. Era il 2004, la produzione di questo gioiello di inizio anni Settanta era cessata da un pezzo ma non la sua capacità di sprigionare fascino.
Gli esemplari “normali” non spiccano il volo come la Citroen DS di “Fantomas”, il malvagio bandito francese senza volto degli anni Settanta: soprannominata “Dea” ma anche “Squalo” per la sua forma vista di profilo, è un pilastro del settore, una delle regine delle auto storiche per eccellenza.
Discorso a parte lo meritano le tante apparizioni delle Ferrari, simbolo assoluto della sapienza automobilistica italiana: dai “cinepanettoni” italiani, alle serie TV, con la Ferrari 308 GTS di “Magnum PI” e la Dino 246 GT di Tony Curtis in “Attenti a quei due” (The Persuaders) degli anni Settanta.
E le americane? Difficile trovare un film made in USA senza almeno una Ford Mustang, fra le quali la più celebre famosa è senza dubbio la GT390 Fastback scatenata nello spericolato inseguimento di una Dodge in “Bullit”, pellicola cult del 1968 con Steve McQueen del 1968. Della stessa Casa è anche la Thunderbird di “Thelma e Louise” (1991).
Parlando di protagoniste femminili, impossibile non omaggiare una delle attrici emerse proprio negli anni Ottanta, Julia Roberts: “Pretty Woman”,del 1990, metteva in rilievo la sua bellezza e insieme la potenza della Lotus Esprit guidata da Richard Gere.