Allora, chi si aspetta il “cucchiaio” alla Totti, l’effetto rotante alla Del Piero o le accelerazioni improvvise di Mbappé farà bene a restarsene ben lontano dal “RoBoLeague World Soccer 2025”, il primo campionato di calcio nella storia dell’umanità riservato a chi di umano non ha nulla: dei robot antropomorfi.
È una delle più recenti stranezze Made in China, Paese dove il calcio non ha mai scatenato grandi entusiasmi, almeno quello umano. Il primo embrione di campionato del mondo per robot in pantaloncini, ha visto confrontarsi quattro squadre composte unicamente da esseri artificiali dotati di sensori visivi avanzati, ma senza alcuna traccia di allenatore urlante a bordo campo perché tanto erano tutti programmati per operare in completa autonomia, liberi di decidere se scattare in pressing o correre in difesa. Nel ruolo di “mister”, comunque, un’immancabile declinazione della solita I.A.
A dirla tutta, di gesti atletici in campo se ne sono visti ben pochi, al contrario delle innumerevoli cadute a faccia in giù, risolte in anticipo da una programmazione che prevedeva anche la capacità di rialzarsi dopo ogni caduta. Eppure, i barellieri (umani) sono dovuti intervenire più di una volta per trasportare fuori dal terreno di gioco robot caduti malamente di cui, per dovere di cronaca, si attende ancora il parere dei medici per capire se per loro il campionato è finito prima del tempo o meno.
Dai video diffusi in rete, era onestamente difficile entusiasmarsi vedendo azioni al rallentatore, gol a porta vuota perché il portiere era andato per margherite o mucchi di robot simili a bambini di 7 anni ubriachi che inciampavano gli uni sugli altri. Ma vabbé, che vuoi dirgli, sono giovani.
In realtà, il quadrangolare calcistico era un’anteprima degli ormai prossimi “World Games for Humanoid Robots”, ospitati a Pechino dal 15 al 17 agosto e riservati ad atleti a cui serve la programmazione più che la preparazione, chiamati a cimentarsi in discipline olimpiche come la maratona, il pugilato, la ginnastica artistica e l’atletica leggera.
Un’idea che, a sua volta, rientra nel molto più ampio business dei robot umanoidi, che secondo il “dragone” cinese sarà uno dei business più interessanti e redditizi del futuro prossimo. Secondo Cheng Hao, fondatore e CEO di Booster Robotics, l'azienda che ha fornito i giocatori robot, gare e competizioni sportive rappresentano il banco di prova ideale per gli umanoidi perché contribuiscono ad accelerare lo sviluppo sia di algoritmi che di sistemi hardware-software integrati.
Secondo una ricerca della “Morgan Stanley”, le previsioni parlano di un mercato della robotica che in Cina crescerà del 23% ogni anno, per raggiungere i 108 miliardi di dollari entro il 2028, rispetto ai 47 attualmente investiti. Entro il 2050, si prevede che la Cina avrà 302,3 milioni di robot umanoidi in servizio attivo, ben più degli Stati Uniti, che dovrebbero fermarsi a 77,7 milioni.
Se la Booster Robotics ha fornito l'hardware per tutte e quattro le squadre universitarie, i team di ciascun ateneo ha sviluppato e integrato i propri algoritmi per sviluppare percezione, reazione, processo decisionale e strategie dei robot-giocatori, incluse variabili fisse come velocità e forza.
Per dovere di cronaca, la formazione “THU Robotics” della Tsinghua University ha sconfitto in finale per 5 reti a 3 la “Mountain Sea” della China Agricultural University. Ma negli spogliatoi, nessuno ha esultato.