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In effetti, lo sguardo “assassino” destinato a femmine infinite su tacco 12 ce l’ha, il fisico da statua greca pure e - ultimo punto a favore - è perfettamente inglese.

Tre indizi che fanno una prova sulle voci di corridoio sempre più insistenti che secondo quanto anticipato dal quotidiano inglese “The Sun”, danno per certo Aaran Taylor-Johnson come il nuovo volto di James Bond, nome in codice 007. Colui che dopo una ridda di nomi e supposizioni, sarebbe stato individuato per sostituire Daniel Craig, in carica dal 2006, e proseguire così la saga cinematografica dell’agente segreto più letale e impomatato della storia. Se lo scoop del quotidiano inglese fosse reale, Aaran Taylor-Johnson avrebbe battuto un lungo elenco di aspiranti al ruolo, sempre ambito, di James Bond, personaggio in grado di lanciare carriere ma anche panni difficili da abbandonare. Fra i nomi che sono circolati dopo l’addio di Craig quelli di Theo James, Idris Elba, Cillian Murphy, Barry Keoghan, Alan Ritchson, Andrew Garfield, Taron Egerton, Tom Hiddleston e perfino una donna, Lashana Linch, attrice di colore che in “No time to die” era apparsa come Bond-girl.

Il problema, semmai, è inverso: Aaran Taylor-Johnson lo conoscono in pochi. Classe 1990, nativo di High Wycombe, nel Buckinghamshire, ad una cinquantina di km da Londra, secondo le biografie inizia a recitare alla tenera età dei sei anni e deve gli scampoli di notorietà al ruolo di “Kick-Ass” nell’omonimo film, adattamento di un fumetto di successo. Ma già al debutto, prestando il colto ad un giovane John Lennon in “Nowhere Boy”, nel 2009, Aaron era riuscito a farsi notare, guadagnandosi ruoli in “Le belve” di Oliver Stone, “Anna Karenina”, “Godzilla”, “Avengers: Age of Ultron”, e riuscendo a vincere un Golden Globe come attore non protagonista e una nomination ai “Bafta”.

Di lui si sa poco, il minimo indispensabile: dopo un primo matrimonio da cui ha avuto due figlie, nel 2009 ha sposato la regista Sam Taylor-Wood, di 23 anni più grande, che l’ha reso padre della piccola Romy Hero. E a parte la poco esaltante definizione di “Rolling Stone” (l’uomo più palloso di Hollywood), di lui non si sa altro.

Ma anche questo, è un indizio: “Ho sempre pensato che sia più interessante essere un’anomalia, un po’ misterioso – aveva dichiarato nel corso di un’intervista – i grandi attori come Tom Hanks o Daniel Day-Lewis sono così, non sai niente di niente di loro, esistono solo sullo schermo, ogni volta che interpretano un ruolo non vedi l’attore ma solo il personaggio. Ecco, questo è il mio approccio. So bene che è difficile oggi agire così, rimanendo al di sotto dei radar, senza avere ripercussioni lavorative. Le persone si aspettano che tu giochi al loro gioco ma a me non va”.